Brexit: l’economia inglese vola

Sono passati oltre tre mesi dalla decisione dell’Inghilterra di uscire dall’Europa, ma quanto è convenuta la Brexit? Ancora troppo presto per dirlo, anche perché in realtà i britannici non hanno ancora attivato il processo d’uscita vero e proprio. Quello che è certo è che le previsioni che vedevano Brexit come l’inizio della fine economica della Gran Bretagna stanno subendo per ora una netta smentita, anzi… Anzi l’economia britannica sembra uscirne nettamente rigenerata.

A decretarlo i primi significativi dati a partire dagli investimenti esteri sull’isola che segnano un +11% in questo 2016. Le vendite al dettaglio sono cresciute dell’1,4% a luglio (con una previsione del + 5,9% su base annua), mentre le richieste di sussidio di disoccupazione sono scesbrexit_immobili_1217e di 8.600 unità. Numeri che, se confrontati con la recessione vissuta fino ad oggi, potrebbero far tranquillamente parlare di boom economico.

A suffragare questa tesi altri dati significativi come l’aumento del 10% della Borsa di Londra e la Sterlina che guadagna punti al cambio con il Dollaro e l’Euro. Tutte condizioni atte a far ripartire l’economia anche attraverso l’utilizzo di mutui a condizioni favorevoli, come vi avevamo precedentemente già informato in un altro articolo dedicato agli effetti di Brexit.

La crescita prevista per quest’anno dall’agenzia di rating Moody’s è intorno all’1,5% per la fine del 2016 e dell’1,2% per il 2017; numeri superiori anche a quelli dell’economia della Germania. In netta diminuzione è la disoccupazione, in crescita sono i salari, mentre le tasse scenderanno dal 20% attuale al 17% entro il 2020.

Eurozona a rischio, l’Italia la prossima?

italia-cartina-tricolore-con-regioni-23-11-2012E c’è chi ora, dopo questi primi risultati, si spinge a prevedere un punto di rottura dell’Europa ancora prima che “i negoziati sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea vengano completati”. Non solo, Christopper Wood, capo della strategia azionaria della società di gestione Clsa, che fa capo alla banca di investimenti cinese Citic Securities, prevede anche “il prossimo paese ad uscire dalla UE sarà proprio l’Italia”, come riporta Il Fatto Quotidiano.

La motivazione della prossima uscita dell’Italia? Pur essendo il secondo maggior Paese manifatturiero d’Europa ha una crescita del proprio pil pari a zero. Secondo Wood questi risultati, confrontati con quelli degli altri partner europei e al Giappone, spingerebbero l’Italia al ritorno alla Lira per poter spingere sull’export, da sempre cavallo di battaglia del Belpaese. E il ritorno alla Lira potrebbe essere anche il preambolo all’abbandono definitivo anche dell’area Euro. Il tutto, secondo Wood, avverrà prima della conclusione delle trattative sull’uscita dei britannici, un processo che durerà almeno due anni.

 

 

 

 


Fonti:

Il Fatto Quotidiano

Qui Finanza