Causa alla banca per anatocismo e usura

Anatocismo e usura, ma non solo quelli. Per questo un imprenditore ha deciso di portare in tribunale Banca Intesa San Paolo, secondo quanto riporta l’edizione de Il Tirreno.

La storia

pistoiaL’imprenditore Luca Maggi, amministratore unico della Balzi Fiorana di Pescia, operante nel settore dei fiori, si è trovato in gravi difficoltà a causa dell’atteggiamento della banca alla quale si appoggiava. Fra il 2001 e il 2015, periodo di durata del rapporto con la Cassa di Risparmio di Pistoia e Lucchesia, l’uomo avrebbe rilevato operazioni di anatocismo, usura e varie altre sottrazioni dai suoi conti da parte dell’istituto di credito per una cifra stimata intorno ai 60mila euro.

All’inizio della crisi, nel 2007, il fido sui cui l’azienda poteva contare si aggirava intorno ai 550mila euro. Da quel momento però la banca ha cominciato a stringere i cordoni della borsa fino ad annullarlo del tutto.

L’analisi dei conti

L’imprenditore non si rassegna e vuole vederci chiaro, incaricando un consulente esterno di controllare i suoi conti. Il consulente scopre così una cifra di quasi 60mila euro che la banca avrebbe sottratto all’imprenditore nel tempo. Nello specifico si tratta di poco più di 14mila euro derivanti da applicazione di anatocismo; poco più di 25mila euro da ristorno da “delta interessi”; 6.379,11 derivante da interessi usurari; quasi 14mila euro attribuibili a commissioni di massimo scoperto e poco più di 4mila euro dal ristorno da spese.

intesaNon è stato facile arrivare a questo conteggio, perché alla richiesta della documentazione relativa ad una serie di operazioni svolte con l’estero non sono state fornite da Banca Intesa San Paolo che, nel frattempo, aveva acquisito la Cassa di Risparmio di Pistoia e Lucchesia. Solamente tramite una richiesta formale del proprio legale, della quale è stata messa a conoscenza la Banca d’Italia, l’imprenditore ha avuto modo di consultare questi documenti.

Non è finita: perché la banca, viste le indagini condotte sui suoi conti, lo ha messo in sofferenza per uno scoperto di 19mila euro, a fronte di una garanzia di 140mila euro, attraverso il valore di immobili. Nonostante la disponibilità al rientro rateizzato da parte dell’imprenditore, la banca non ha pensato due volte a metterlo in difficoltà con le altre banche segnalandolo.

La causa

tribunale-di-pistoiaNonostante le difficoltà l’uomo riesce a chiudere i conti rientrando dallo scoperto e a ristabilirsi economicamente. Alla banca chiede inizialmente una conciliazione del proprio contenzioso, ma la banca non si presenta all’udienza con il mediatore nominato dal Tribunale di Pistoia.

Di qui la decisione di andare fino in fondo, intentando una vera e propria causa davanti al Tribunale Civile di Pistoia secondo la prassi.

Affidarsi sempre agli esperti

Ancora una volta assistiamo ad un caso di anatocismo e usura bancaria ai quali si aggiunge un atteggiamento di prepotenza da parte di una banca.

La forza di questo imprenditore non è stata solo quella di ribellarsi, ma anche quella di affidarsi ad un legale e ad un consulente entrambi esperti. Davanti all’ostruzionismo della banca è bastato far valere la legge e il primo risultato relativo alla consultazione delle documentazioni dei conti correnti è stato ottenuto. Ora dovremo attendere il responso del giudice per sapere come andrà a finire questa vicenda.

Fondamentale, per non soccombere, è comunque affidarsi a legali esperti e preparati in grado di contrastare efficacemente il millantato strapotere delle banche. Anche gli istituti di credito devono attenersi alla legge. Ed è bene che anche loro comincino a capirlo.

 

 


Fonte: Il Tirreno