Usura e anatocismo: scoppiano i tribunali

Scoppiano i tribunali, aumentano in maniera esponenziale le cause di usura e anatocismo nei confronti delle banche. I dati del Ministero di Grazia e Giustizia, citati all’interno di un’inchiesta condotta dal quotidiano La Stampa, parlano chiaro. Il numero dei processi è raddoppiato passando da 18.238 a 37.197.

bollo mutui 2Una ribellione ancora troppo silenziosa e taciuta dagli organi di stampa che, solo in questi ultimi mesi, sembrano aver risvegliato il loro interesse in merito ad un argomento di così grande attualità e che riguarda centinaia di migliaia di risparmiatori. Tante sono le scorrettezze abitualmente praticate nei loro confronti dalle banche. Dall’applicazione dei tassi usurari alla commissioni di massimo scoperto, passando per l’anatocismo, l’applicazione degli interessi sugli interessi il panorama è davvero vasto.

E negli ultimi anni sono sempre più i clienti che si ribellano, che non ci stanno, che alzano la testa e dicono “no” davanti a decreti ingiuntivi e istanze fallimentari. Seguono tentativi di conciliazione e transazione extragiudiziale che, molto spesso, arrivano ad una conclusione positiva ma che ufficialmente non farà trovare traccia di sé. Da un lato banca paga, senza però ammettere l’errore commesso. Sono 80mila ogni anno. C’è, però, anche un buon numero di cause che vedono opposte banche e clienti, che continua a proliferare.

Non esiste univocità

tribunale-pescara banca rinfonderaLa materia è decisamente complessa e tecnica, spesso è necessario ricorrere alle perizie di tecnici per scovare gli errori nei calcoli dei tassi d’interesse. Poi a decidere sono i tribunali, che interpretano norme e perizie in maniera diversa, tante teste diverse che ragionano intorno ad una normativa che non esiste. Spesso a far da riferimento sono le circolari della Banca d’Italia, che sono però delle indicazioni, degli indirizzi da seguire, ma che non hanno certo il valore di legge. Fondamentale diventa quindi la capacità dei legali di utilizzare i dati delle perizie e trovare la violazione alla normativa.

Una delle diatribe più annose è certamente quella relativa ai tassi di mora: alcuni giudici li considerano fuori dal conteggio degli interessi o conteggiabili nel momento in cliente non paga la rata, altri invece stabiliscono che, se al momento della firma il tasso di mora supera il tasso soglia, il contratto smette di essere a titolo oneroso e diventa a titolo gratuito. Di tutto e di più.

Chi è che si ribella?

Il profilo dei ricorrenti è quello di chi opera nei settori produttivi: industria, artigianato, costruzioni, agricoltura. Il motivo? Le garanzie reali che sono costretti a metter sul piatto della bilancia sono facilmente aggredibili. Dietro alle attività ci stanno dipendenti, lavoratori e relative famiglie.

centrale-dei-rischiAd aver il cappio alla gola, messo loro dalle banche, è la categoria delle imprese che lavorano per le amministrazioni pubbliche. Comuni, province, regioni ed enti che non pagano perché mancano i fondi dallo Stato, ma commissionano opere e fanno lavorare centinaia di imprese. Imprese che si ritrovano in credito presso gli enti pubblici, ma son costrette a far debiti con le banche che poi non riescono ad onorare perché i pagamenti dei loro clienti si dilazionano nel tempo. Una situazione kafkiana che vede gli imprenditori “cornuti e mazziati”: non pagati dagli enti, strozzati dalle banche, che li inseriscono poi nella Centrale dei Rischi. Un sistema che, alla lunga ma non troppo, rischia di cadere. Un bomba ad orologeria pronta a deflagrare in tutta la sua potenza distruttiva. Mancato pagamento da una parte, usura e anatocismo dall’altra: le imprese si trovano fra incudine e martello.

Le società a tutela dei clienti

Un ultimo aspetto l’inchiesta giornalistica lo dedica a quelle società che dal 2008 ad oggi sono nate ed operano per far valere i diritti dei clienti. Il giudizio del giornalista in merito è decisamente severo. Il loro numero, salito da 7 a 180, è già di per sé indicativo secondo il cronista e i suoi interlocutori. Una perizia può infatti arrivare a costare 15mila euro, ma è la natura di queste società a far nascere molti dubbi: spesso sono composte da persone inesperte che hanno fiutato l’odore del business.

Affidarsi agli esperti

E allora la nostra classica raccomandazione, alla luce di questa inchiesta, non può che esser più che mai attuale: AFFIDATEVI AGLI ESPERTI!

Prendere coscienza del problema è già un primo fondamentale passo, ma diventa indispensabile poi rivolgersi a chi questa materia la sa trattare con le dovute maniere. Affidarsi ad una società o uno studio appariscente, ma poco concreto nei risultati, aggiungerebbe danno al danno.

Affidarsi a chi ha già ottenuto numerosi successi contro le banche, a chi è in grado di leggere fra le righe se sussistono casi di usura e anatocismo diventa imprescindibile, per poter far valere i propri diritti e riavere i soldi illecitamente prelevati dalle banche. Scegliere chi è esperto e competente in materia è indispensabile, non certo una scelta da compiere a cuor leggero.

 

 

 

 


Fonte: La Stampa