Usura bancaria per far fallire un’azienda

Una storia di usura bancaria, ma non solo: è la storia dell’accanimento di una banca nei confronti di un’azienda e il suo imprenditore. Una storia a margine della quale si assiste ad un comportamento pilatesco anche da parte della Banca d’Italia.

La vicenda

Siamo ad Altamura, in provincia di Bari, dove Felice Basile da oltre 30 anni gestisce un’attività nel settore elettrotecnico attraversi una ditta individuale. Nel 2012 una delle due banche con le quali lavora, la Bcc di Santeramo in Colle, gli revoca in maniera improvvisa e repentina un fido di conto corrente da 50mila Euro. Una cifra, tutto sommato limitata per una banca, ma di vitale impobcc-santeramortanza per chi ha necessità di regolarsi con i fornitori nell’immediato. Non solo, perché in breve tempo la banca inserisce l’uomo nella lista dei cattivi pagatori segnalandolo alla Centrale dei Rischi e portandolo in una situazione di “sofferenza”.

Un uno-due, sportivamente parlando, che metterebbe in ginocchio qualsiasi squadra che si trovasse a subirlo. La situazione di sofferenza si verifica fra l’altro quando un’azienda si trova a non poter pagare, perché non ne ha davvero più: gli affari vanno male e non vi sono nemmeno prospettive per le quali si possa sperare in un recupero. Ma l’azienda individuale di Basile continuava a lavorare normalmente. Non è servita nemmeno la richiesta da parte dell’uomo di un piano di rientro per compensare il debito nei confronti della banca che lo ha categoricamente rifiutato.

Richiesta di fallimento

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Il Tribunale di Bari

Anzi, è la banca stessa a rivolgersi al Tribunale di Bari per chiedere il fallimento della ditta. Richiesta che non viene accolta dal foro barese per il semplice fatto che non vi erano altri episodi oltre a quello “incriminato” che potessero far pensare ad una situazione di insolvenza generalizzata dovuta ad una reale situazione di difficoltà.

Nella sentenza si legge testualmente: “dagli atti depositati era risultato che, oltre all’inadempimento del credito vantato dalla ricorrente, non vi fossero altri fatti concretamente significativi ai fini della prova dell’insolvenza, quali la chiusura delle linee di credito da parte delle banche, la cessazione dei pagamenti, l’effettuazione di pagamenti con mezzi anomali, la pluralità di inadempimenti, gravi e ripetuti, protesti, atti ingiuntivi, procedure esecutive e altri fatti idonei a dimostrare l’esistenza di un patrimonio in dissesto”.

Nonostante questa prima sentenza la Bcc ricorre in appello perdendo nuovamente.

Il commento della vittima

Queste le dichiarazioni di Basile, rilasciate a Il Fatto Quotidiano, che riportiamo fedelmente.

E’ una cosa davvero incredibile – dice Basile – volevano farmi fallire a ogni costo, probabilmente per aggredire il mio patrimonio dato che gli unici creditori erano appunto la banca di Santeramo e la Banca popolare di Puglia e Basilicata con cui avevo un rapporto più che trentennale e con la quale avevo anche contratto diversi mutui per la casa di proprietà e per i locali in centro ad Altamura che stavo ristrutturando e che utilizzo per le mie attività.

Insomma, Basile aveva ben altro patrimonio, rispetto ai 53.400 euro dovuti alla banca per i quali la Bcc ne chiedeva il fallimento.

Il loro comportamento è stato di una violenza inaudita – continua Basile – sono riuscito a resistere e a evitare il fallimento grazie anche alla solidarietà e all’aiuto della mia famiglia, ho pagato al centesimo i fornitori, gli stipendi dei miei collaboratori e il loro Tfr, ma alla fine ho dovuto mettere in liquidazione la mia ditta dopo più di 30 anni di lavoro.

Banca d’Italia come… Ponzio Pilato

Di fronte a questa situazione l’uomo denuncia l’accanimento della Bcc di Santeramo in Colle nei suoi confronti alla Banca d’Italia oltre che in sede penale. La richiesta formulata nei confronti di Bankitalia era la verifica del comportamento della Bcc, da lui ritenute “azioni estorsive del credito ai danni di una ditta individuale che in trent’anni di attività si è sempre comportata correttamente”.

banca d'italiaMa in questo l’interpellata ha scelto di restare totalmente estranea con la motivazione che l’organo di vigilanza “non può interferire nelle decisioni in materia di erogazione del credito, rimesse alle valutazioni e alla responsabilità dei competenti organi aziendali” e che “per la soluzione delle controversie inerenti a rapporti di natura privatistica tra intermediari e clientela, prima di adire l’Autorità Giudiziaria, è possibile ricorrere in via stragiudiziale all’Arbitro Bancario Finanziario”.

Nonostante queste motivazioni, la segnalazione di Basile avrebbe avuto un seguito con la convocazione della Bcc nella sede di barese di Bankitalia per chiarire la situazione.

La causa

Basile non si è fermato solo alla denuncia presso la Banca d’Italia, ma si è rivolto al Tribunale di Bari presentando due esposti-querela nei confronti delle banche; esposti per i quali i pubblici ministeri della procura di Bari hanno chiesto l’archiviazione. Un’ingiustizia nell’ingiustizia, secondo Basile, considerato che la perizia tecnica sui conti dimostra come sia stata applicata usura bancaria nei suoi confronti. 

Mai ostaggi della banca

Spesso i debitori vivono in una condizione di sudditanza psicologica nei confronti delle banche, che non esitano come in questo caso a utilizzare le maniere forti. Molto spesso basta solo il ricatto di una segnalazione alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia per forzare il cliente a rientrare di una determinata cifra, senza permettergli di poter esercitare in maniera tranquilla la propria attività imprenditoriale.

Nel caso in questione l’uomo ha avuto il coraggio, o forse è stata la disperazione, di rivolgersi ad un avvocato per tutelare i propri legittimi interessi.

Non piegate mai la testa, non diventate mai ostaggi di una banca. Ribellatevi e chiedete aiuto a professionisti esperti, in grado di far valere i vostri diritti. Affidatevi a chi può vantare numerose vittorie contro le banche, a chi conosce questa materia in maniera approfondita e può consigliarvi nella giusta maniera portandovi alla vittoria finale.

 

 

 


Fonte: Il Fatto Quotidiano