Strangolato dalle banche e dalla corruzione

Questa è la storia di un imprenditore che ha subìto situazioni di corruzione, si è trovato strangolato dalle banche, per poi finire nelle mani della mafia. Una storia che non potrebbe altro che venire dalla Sicilia e che ci fa capire il grado di corruzione che esiste nel nostro Paese.

Giuseppe Schirru mette in vendita i suoi organi

schirru-repubblicaCorre l’anno 2004, quando il nome di Giuseppe Schirru comincia ad acquisire la propria notorietà attraverso le cronache giornalistiche. In un articolo pubblicato da La Repubblica, l’uomo lancia un appello, dichiarandosi disponibile a vendere un rene o una retina, pur di salvare la propria azienda.

Il motivo di un gesto così estremo? L‘impossibilità di accedere a prestiti dalle banche a causa di una situazione di sofferenza, dovuta alla mancanza di liquidità per pagamenti in ritardo da parte della sanità pubblica alla sua azienda.

Titolare di un’azienda e alcune rivendite di prodotti per l’assistenza ai disabili, l’imprenditore è in rotta con alcune banche con cui ha ingaggiato un contenzioso. La liquidità sarebbe necessaria alla sopravvivenza in attesa dei rimborsi dovutigli. Intanto gli hanno pignorato la casa e l’automobile, paga i fornitori girando loro le sue fatture. Piuttosto di incorrere in usurai, sceglie provocatoriamente di privarsi di un organo del suo corpo.

Il ruolo delle banche

L’uomo è in queste condizioni perché si ritrova letteralmente strangolato dalle banche. MPS gli blocca i fidi, Banco di Sicilia, Banca Antonveneta e Credito Siciliano non lo sostengono. Lui fa causa ai quattro istituti di credito che, a suo dire, gli avrebbero non solo negato qualsiasi prestito ma anche creato danni economici.

La prima denuncia

L’uomo in precedenza aveva già denunciato un funzionario della azienda sanitaria pubblica locale, per la quale lavorava, per aver subìto un reato di concussione per oltre 16 anni. Doveva insomma pagare la propria tangente, sotto varie forme, ad un funzionario che promuoveva i pagamenti dovuti alla sua attività. Una causa durata molti anni, che lo aveva visto però vincitore, ma diventare anche un personaggio scomodo in un ambiente in cui la corruzione e i collegamenti con la criminalità organizzata fanno quasi parte ormai del sistema economico.

Dalle banche… alla mafia.

giuseppe-schirruE così a penalizzarlo ulteriormente i guai con le banche, che non gli concedono crediti, applicando in alcuni casi anche interessi usurari nei suoi confronti.

Bene o male Schirru riesce a tenere botta, fino al 2014. Ormai quasi in ginocchio, l’imprenditore, attraverso una sua vecchia conoscenza di Termini Imerese, un uomo in realtà uscito di galera per associazione mafiosa, viene a contatto con un altra persona che sarebbe interessata ad entrare in società.

Per disperazione e senza altre alternative Schirru accetta il compromesso, non sapendo cosa voglia dire tirarsi in casa la mafia. Si tratta dell’inizio della fine per la sua impresa. L’uomo, dopo aver assunto l’ex-galeotto, scopre suo malgrado in che giro è finito, lo licenzia e denuncia tutto alla magistratura. Il culmine di una situazione intricata, che terminerà con la chiusura della sua azienda.

I processi

L’imprenditore, dopo aver avuto ragione nella causa intentata contro il funzionario dell’Asp, si ritrova a combattere in tribunale anche contro le banche da un lato e la mafia dall’altro. Una prima causa contro Antonveneta la vince nel 2013 con una sentenza di condanna del Tribunale di Termini Imerese nei confronti della banca a risarcire la società e Schirru di quasi 45mila euro oltre alla metà delle spese processuali.

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Il Tribunale di Palermo

Altre vittorie sono arrivate quest’estate, attraverso la concessione da parte del Tribunale di Palermo della concessione dei termini. “Ricorrono i requisiti per la concessione del beneficio sospensivo ed in particolare con riferimento, quale presupposto di legittimazione, alla sussistenza dell’evento lesivo di usura (…) “, si legge nel Provvedimento di sospensione dei termini firmato dal Procuratore aggiunto Bernardo Petralia. Questo documento quindi riconosce Schirru come vittima di usura, in una causa intentata contro Mps.

L’imprenditore potrà godere della sospensione dei suoi debiti per 300 giorni, comprese le procedure esecutive a suo carico, mentre per tre anni resterà congelato anche il debito nel frattempo accumulato nei confronti dell’agenzia delle entrate. In quanto riconosciuto vittima di usura, potrà accedere al fondo di solidarietà che prevede un finanziamento da restituire in 10 anni, al quale non vengono applicati interessi.

Altri procedimenti sono tuttora in corso.

Denunciare sempre

Vittima del sistema, anche per delle responsabilità personali come lui stesso ha ammesso in alcune interviste rilasciate ai media, Giuseppe Schirru ha commentato così l’ultima sua vittoria: “se fosse arrivata prima, avrei forse salvato la mia azienda”.

Una storia controversa la sua, che però evidenzia come l’atteggiamento ostile di una o più banche possono portare un imprenditore a prostrarsi fino ad accettare anche di aver a che fare con la mafia pur di poter sopravvivere.

La denuncia dell’imprenditore strangolato dalle banche è stata forse tardiva, ma non ci sentiamo di giudicare il suo comportamento, perché in queste situazioni bisogna trovarcisi direttamente per poter capire. Quello che possiamo dire è che forse, anzi certamente, sarebbe stato possibile evitare di arrivare a tanto denunciando prima.

Ma per denunciare bisogna esser sicuri di avere alle spalle professionisti seri e competenti, capaci di affrontare una materia così  complessa. Professionisti capaci di vincere contro le banche, perché lo hanno già fatto numerose volte.

 

 

 

 

 


Fonti:

La Repubblica

Avvenire

Live Sicilia

ADN Kronos

 

Il servizio del Le Iene

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Il Servizio de Le Iene

Fra le varie uscite mediatiche di Schirru, vi segnaliamo anche questo servizio realizzato dalla trasmissione “Le Iene” di Italia 1. Se avete una decina di minuti, potrete sentire il racconto della sua vicenda direttamente dalla bocca dell’imprenditore strangolato dalle banche. Si tratta di un servizio dello scorso novembre, quindi non aggiornato con gli eventi di quest’estate, ma è significativo per capire come si fa a finire nei guai.