derivati 3

Da: “Il Fatto Quotidiano” e “Wall street Italia” 13/05/16


Ecco come Deutsche Bank ha lucrato milioni di euro a scapito del Comune.

In Comune avranno capito che cosa firmavano?
Dopo 8 anni arriva devastante la deflagrazione della bomba “derivati” in Comune a Savona.
La Corte dei Conti della Liguria dichiara inflessibile: “un’operazione ad altissima criticità che ha cagionato solo perdite”. Una perdita insostenibile di bilancio materializzata nel 2013 che ha messo il Comune di Savona sotto lente di ingrandimento da parte del controllore dei registri contabili.


Il dito è puntato contro Deutsche Bank che ha fatto fuori milioni di euro del Comune.
Tutto inizia nel 2004, così si legge in un articolo de Il fatto Quotidiano: il caso derivati risale al 2004 quando il comune di Savona stipula contratti con Dexia Crediop, collegati ad un mutuo con la Cassa Depositi e prestiti e alcuni istituti privati per circa 36,74 milioni di euro.
“Il problema, scrivono i giudici, è che i tassi sono inizialmente più favorevoli per il Comune e diventano più onerosi con il tempo. Un meccanismo già stigmatizzato tante volte perché il costo rischia di finire sulle spalle delle amministrazioni future. Ma nel complesso l’operazione con Dexia non suscita particolari appunti. I guai vengono dopo, quando il Comune decide di stipulare contratti opposti per bilanciare le conseguenze dei primi. Parliamo di cifre molto consistenti per un comune di 60mila abitanti: un mirror swap da 31 milioni per gli anni 2007-2014 e un cash flow swap da 45,14 che va dal 2007 al 2036. Il primo (da mirror, specchio) avrebbe lo scopo di annullare gli effetti finanziari negativi del contratto originario. Il secondo dovrebbe dilazionare negli anni il peso del prestito. Sul futuro più lontano (e quindi sulle amministrazioni future) secondo i magistrati ricadrebbero gli effetti più negativi”.
L’indebitamento complessivo è per circa 36,74 milioni di euro. Una follia.
“Il problema, scrivono i giudici, è che i tassi sono inizialmente più favorevoli per il Comune e diventano più onerosi con il tempo. Un meccanismo già stigmatizzato tante volte perché il costo rischia di finire sulle spalle delle amministrazioni future. Ma nel complesso l’operazione con Dexia non suscita particolari appunti. I guai vengono dopo, quando il Comune decide di stipulare contratti opposti per bilanciare le conseguenze dei primi. Parliamo di cifre molto consistenti per un comune di 60mila abitanti: un mirror swap da 31 milioni per gli anni 2007-2014 e un cash flow swap da 45,14 che va dal 2007 al 2036. Il primo (da mirror, specchio) avrebbe lo scopo di annullare gli effetti finanziari negativi del contratto originario. Il secondo dovrebbe dilazionare negli anni il peso del prestito. Sul futuro più lontano (e quindi sulle amministrazioni future) secondo i magistrati ricadrebbero gli effetti più negativi”.
Ciò che è emerso dall’analisi della Corte dei Conti è un grave conflitto di interessi: nella scelta del prodotto finanziario che serve a ricontrattare il tasso dei mutui e il debito, il Comune all’epoca sotto la giunta Berruti si fa consigliare dallo stesso soggetto che poi gli venderà il prodotto, ossia Deutsche Bank.
Gravissimo errore compiuto dall’amministrazione comunale. “In primo luogo, occorre rilevare come il Comune di Savona non abbia tenuto separate le figure dell’Advisor, che ha il compito di suggerire il modello più conveniente di ristrutturazione del debito, operando in posizione di indipendenza nell’interesse esclusivo del proprio mandante, e la controparte o arranger, aggiudicataria del contratto pubblico”.
Tra l’altro secondo la Corte, il precedente contratto stipulato con Dexia era molto più conveniente. Dito puntato dei giudici contabili non solo contro il Comune ma anche contro l’istituto tedesco:
“Assai più grave e censurabile risulta il comportamento di Deutsche Bank AG la quale, in palese conflitto di interessi, ha neutralizzato un contratto favorevole al Comune, di cui era consulente, al fine di trarne ogni vantaggio lucrativo presentando, a dimostrazione della vantaggiosità dell’operazione, una relazione stesa da un proprio ausiliario presentante dati e situazioni di fatto che, oggettivamente, non hanno poi avuto alcun riscontro reale”.
Un dubbio poi emerge dalle carte dei magistrati: la banca ha predisposto il contratto in inglese. “Insomma, pare dire la Corte dei Conti, c’è il rischio che in Comune a Savona non abbiano capito cosa firmavano”.