Salva l’immobile preteso dalla banca
Una storia di interessi usurari ma non solo, in cui una banca trova un primo stop: l’imprenditore salva l’immobile. La sospensione del titolo esecutivo, che avrebbe permesso alla banca di metter all’asta la casa del cliente apparentemente moroso arriva dal Tribunale di Ancona ed è datata l’11 luglio del 2006.
La decisione del Giudice Paola Ficosecco del tribunale del capoluogo marchigiano accoglie la tesi degli avvocati di parte ma, soprattutto, quelle espresse nella perizia redatta dall’ingegner Davide Porzani richiamandola espressamente nel proprio provvedimento.
La vicenda
Ma facciamo un passo indietro per inquadrare meglio i fatti. Nel 2002 un’azienda di consulenza manageriale contrae con un istituto di credito un mutuo di 217mila euro, per finanziare la propria attività. A garanzia viene posta l’ipoteca sulla casa di uno dei soci di questa società.
Il mutuo viene pagato regolarmente fino al 2012. Si tratta di un mutuo a tasso variabile che vede l’azienda corrispondere ben 81mila euro di interessi e coprire la quota capitale per quasi la metà del valore del mutuo, circa 90mila euro. Poi delle difficoltà economiche determinano alcuni ritardi nei pagamenti delle rate. Questa evenienza scatena la feroce reazione della banca.
Oggi l’azienda si trova in fase di liquidazione, con la mannaia della banca che ha richiesto di poter metter all’asta la casa ipotecata per rientrare del proprio credito. L’imprenditore affida la propria difesa all’avvocato Bianco: comincia così la procedura giudiziale. Ad esser coinvolto anche l’ingegner Davide Porzani, incaricato di redigere una perizia.
La perizia
“Da un’analisi approfondita abbiamo rilevato una serie elementi di nullità – conferma Davide Porzani -. Innanzitutto abbiamo rilevato more usurarie durante il rapporto fra la banca e il cliente. Una seconda incongruenza sta nel fatto che il mutuo non riporta alcun tasso effettivo: riporta solamente il Tan e non il Taeg, condizione riconosciuta dal giudice come irregolare. Inoltre abbiamo rilevato la presenza di un tasso floor al 3%. Si tratta di condizioni decisamente sfavorevoli per il debitore”.
In particolare il tasso floor, lo ricordiamo, risulta diventare una vera e propria assicurazione per la banca contro la diminuzione dei tassi di interesse, che il mutuatario si accolla e firma inconsapevolmente. Nonostante la discesa dell’euribor, la clausola firmata inconsapevolmente dal cliente ha permesso alla banca di guadagnare interessi più alti rispetto ai valori di mercato.
“Abbiamo riscontrato dunque esserci 80 mila euro di interessi usurari – conclude Porzani -, nel caso invece siano accolte le tesi della mancata trasparenza e quella del tasso floor il cliente potrebbe recuperare 40 mila euro. Di fondo però resta il fatto che la banca non può comunque mettere all’asta la casa”. E così l’imprenditore salva l’immobile.
Affidarsi ad un esperto
Fondamentale, in questo caso, per ottenere questa prima importante sospensione è stata dunque la perizia prodotta dal consulente incaricato. Importantissimo, sempre, è affidarsi a chi conosce e mastica questa difficile materia.
Indispensabile è dunque, anche e soprattutto, affidarsi ad uno studio legale con esperienza e competenza in cause che vedono configurarsi casi di anatocismo o usura bancaria.