Intesa: 5 funzionari imputati per truffa e usura bancaria

Funzionari imputati per usura bancaria e truffa

I derivati a garanzia di un mutuo questa volta hanno portato ad un’indagine che ha un primo risultato: 5 funzionari imputati. Accade a Merate, dove un immobiliarista di 81 anni ha denunciato i bancari della filiale di Banca Intesa di usura bancaria e truffa.

La vicenda

Tutto nasce 13 anni fa, nel 2003, quando l’imprenditore ora in pensione aveva ottenuto dalla banca un mutuo a tasso variabile per un valore complessivo di 4,5 milioni di euro. I cinque funzionari delle filiale di Banca Intesa, fra cui l’ex direttore dell’agenzia e il responsabile del settore imprese, per garantirsi eventuali rialzi degli interessi hanno persuaso l’imprenditore ad investire in un derivato. Una condizione assurda, considerando che in quel periodo i tassi di interessi non avrebbero mai subìto un innalzamento, ma piuttosto una riduzione.

Una situazione che quindi, proprio per le particolari condizioni del mercato, di per sè appariva già come un raggiro all’ignaro imprenditore. Ma se questa era in qualche modo la beffa, il danno si è concretizzato subito in maniera pesante. Sono bastati appena sei mesi per registrare una prima perdita di 37 mila euro. Ad aggravare la situazione la soluzione proposta all’uomo e da lui stesso sottoscritta, capace di far lievitare le perdite fino a 200mila euro.

Davanti a perdite così ingenti, nell’uomo è scattata forse l’ansia di dover recuperare l’ingente somma a tutti costi, sempre affidandosi ai funzionari di Intesa, che attraverso ulteriori operazioni lo hanno portato a perdere complessivamente quasi 835mila euro.

Davanti a questa situazione incresciosa l’anziano imprenditore si decide finalmente di rivalersi sulla banca, vincendo tutte le titubanze del caso e affidandosi ad un avvocato, costituendosi parte civile. Alla magistratura, dopo aver analizzato la situazione, non è rimasto altro che notificare ai cinque il rinvio a giudizio, per truffa e usura bancaria. La prima udienza è fissata per il prossimo 10 novembre. Chissà che anche il giudice non riconosca le sue ragioni.