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Bankitalia denunciata da un imprenditore.

Un noto imprenditore di Rizziconi denuncia Bankitalia. Le accuse sono: omessa vigilanza del sistema creditizio, concorso in usura e in riciclaggio, falso in bilancio, appropriazione indebita e truffa, estorsione, turbativa di libero mercato. Ne parliamo in maniera approfondita in questo articolo.

La denuncia per usura

Antonino De Masi, imprenditore di Rizziconi e capo della sezione meccanica di Confindustria Reggio Calabria, ha presentato una denuncia contro Bankitalia alla Procura di Roma, Reggio Calabria e Catanzaro. De Masi è alla testa di un gruppo che dà lavoro a oltre 250 persone: nella Piana di Gioia Tauro, (se non contiamo Medcenter), è  sicuramente l’impresa più grande.

La denuncia è una conseguenza della sentenza della Procura generale di Reggio Calabria. La quale, il 2 luglio, ha confermato in appello che tre banche, ovvero Banca Di Roma, Bnl e Banca Antonveneta, avevano tenuto una condotta usuraia. Avevano cioè praticato all’imprenditore alcuni tassi superiori a quello soglia, previsto dalla legge, nel periodo 1999-2002. All’epoca, i tre presidenti furono assolti poiché, secondo il giudice il fatto non costituiva reato.

La sentenza di primo grado era stata emessa a Palmi l’8 novembre 2007. L’imprenditore reggino, dal 2002 al 2009, ha presentato altre 4 denunce contro gli stessi gruppi bancari. Secondo le perizie effettuate, si rilevano complessivamente 200 casi di usura, con un conseguente illecito profitto di 949.000 euro su 6 milioni di interessi. Oltre a questi, vanno però aggiunti i 69 casi di sforamento per i quali la giustizia si era già pronunciata definitivamente durante la sentenza (a meno di un intervento della Cassazione).

La sentenza d’appello ha dato spunto all’imprenditore per chiamare direttamente in causa Bankitalia, denunciandola per omessa vigilanza del sistema creditizio, concorso in usura e in riciclaggio, falso in bilancio, appropriazione indebita e truffa, estorsione e, infine, turbativa di libero mercato.

Nella denuncia, De Masi afferma che: “Nel mio caso gran parte delle somme illecitamente sottrattemi dalle banche provenivano da erogazioni pubbliche concesse dalla Regione, dallo Stato e dalla Comunità europea per realizzare attività imprenditoriali e creare occupazione. Tali importi, sottrattimi illegalmente, configurano quindi un’appropriazione indebita di soldi pubblici, giungendo perfino al reato di truffa ai danni dello Stato e della Comunità europea”.

Le accuse nel dettaglio

De Masi ha descritto in 10 punti ben distinti le accuse rivolte a Bankitalia, che riportiamo qui di seguito:

1)     Omessa vigilanza del sistema creditizio. Disattendendo i delicati obblighi previsti dalle leggi e dalla Costituzione (art. 47), non controllando l’operato delle banche.

2)     Concorso in usura. Per aver avallato senza intervenire in alcun modo, le procedure illegali da parte delle banche.

3)     Concorso in riciclaggio. Per aver consentito alle banche di riciclare denaro di provenienza illecita (usura).

4)     Concorso in falso in bilancio. Per aver consentito alle banche di inserire nei propri bilanci poste attive di ricavi frutto di azioni illecite.

5)     Concorso in appropriazione indebita. Per aver consentito alle banche di appropriarsi di soldi dei risparmiatori.

6)     Concorso in truffa. Per aver consentito alla banche di appropriarsi illegalmente di soldi pubblici.

7)     Turbativa del libero mercato. Per aver consentito alle banche di operare illegittimamente, turbando la concorrenza ed il libero mercato.

8)    Mancata applicazione della L.231/01 sulla responsabilità penale delle persone giuridiche. La Banca d’Italia, omettendo ogni dovuto intervento per evitare il proseguire dell’azione illegale delle banche, ha, anche, impedito che sulle stesse si operasse l’applicazione della normativa suddetta.

9)    L’aver avallato un comportamento illegale da parte di un perito da essa stessa indicato, tendente a condizionare l’esito di un processo.

10)  Concorso in estorsione. Le banche hanno utilizzato la minaccia della segnalazione in sofferenza presso la centrale rischi della Banca d’Italia, per ottenere il pagamento di somme non dovute (anatocismo, tassi usurari, spese non contemplate, CMS) e, pur dinnanzi a diverse segnalazioni, questa non è intervenuta per porvi rimedio.

Infine, mette a verbale la Procura di Palmi: “L’operato di Bankitalia, grazie ad ambigue circolari (forse non disinteressate visto l’evidente conflitto d’interessi) ha consentito l’applicazione distorta della legge antiusura a danno dei cittadini risparmiatori, senza controllare in quale (distorto) modo operasse il sistema bancario nel suo complesso”.

Una condotta da punire

In questa occasione assistiamo al comportamento illecito di vari istituti bancari. Che non si fanno scrupoli ad applicare usura bancaria a danno dei propri clienti. Anche la stessa Bankitalia è stata coinvolta. Ma non bisogna abbattersi e punire l’illegalità. Di usura bancaria, ne abbiamo parlato in un articolo che coinvolgeva un funzionario leccese, una truffa di oltre 600.000 euro.


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