Bond argentini, la responsabilità è sempre della banca

bond argentiniInvestire nei bond argentini (ma anche in altri investimenti del genere), anche se sotto ordine dello stesso cliente, se questo non è un investitore professionista, è responsabilità comunque della banca. Anche se questa ha reso noto i profili di rischio davanti ai quali si potrebbe trovare l’investitore stesso.

Questo è stato stabilito dalla Corte di Cassazione, attraverso una sentenza relativa ad un contenzioso fra un investitore e una banca.

La vicenda

L’investitore infatti chiedeva l’annullamento o la risoluzione del contratto di investimento in bond argentini stipulato con un istituto di credito. Secondo la sua teoria la banca, gli avrebbe sì segnalato la pericolosità dell’investimento e che non riteneva opportuno proseguire con l’operazione, ma altro non avrebbe fatto per convincerlo.

La causa intentata dall’investitore lo ha però visto sconfitto sia in primo grado che in appello. L’uomo non si è arreso e quindi ha chiesto anche il giudizio della Suprema Corte, facendo appello agli obblighi che le banche devono rispettare secondo il Regolamento CONSOB. Fra questi: “l’obbligo di diligenza, correttezza e trasparenza, obbligo di informazione, obbligo di evidenziare l’inadeguatezza dell’operazione che si va a compiere convergono verso un fine unitario: segnalare all’investitore la non adeguatezza delle operazioni di acquisto di prodotti finanziari che si accinge a compiere”.

La sentenza

cassazione-corte-2La Corte di Cassazione ha quindi riconosciuto questa teoria, sostenendo che le informazioni finanziarie sono una materia complessa e principalmente di competenza delle banche o delle società che operano sul mercato finanziario per professione, considerato che hanno strumenti più efficaci per leggere le varie situazioni.

Diventa dunque responsabilità di questi soggetti insistere nel persuadere e convincere l’investitore a non compiere un’operazione chiaramente sconveniente per i suoi interessi e non limitarsi ad una mera e formale comunicazione in merito.

Non solo la Cassazione…

Anche senza arrivare ad un giudizio espresso dalla Suprema Corte, la materia in questione è già stata affrontata anche da diversi tribunali ordinari, che si sono espressi seguendo il medesimo indirizzo: al cliente una banca, o una società di intermediazione finanziaria, è obbligata a fornire un quadro informativo completo in relazione all’investimento che questi ha intenzione di operare. E l’unica ragione per la quale può permettersi di proseguire nell’investimento stesso è dopo aver ricevuto per iscritto la volontà dell’investitore che firma un documento contenente gli avvertimenti ricevuti dalla banca.

Nel caso specifico la banca si è limitata solo ad avvisare in maniera blanda e generica che non adempie agli obblighi previsti dalla legge. Nello specifico gli investimenti venivano fatti in un paese prossimo al tracollo finanziario ed emessi da un ente locale territoriale, la propensione al rischio dell’investitore era medio-bassa e il cliente si giocava la totalità dei propri risparmi.

Andare fino in fondo

Andare fino in fondo e credere nelle proprie ragioni. Questo è quanto ha fatto l’investitore non facendosi scoraggiare dalle prime due sentenze.

Non si è arreso come non si sono arresi i legali che lo hanno seguito. Ed è proprio a legali esperti in materia che è necessario rivolgersi per aver ragione delle banche. Affidatevi a chi vanta vittorie sulle banche, a chi è capace di ottenere delle sentenze favorevoli per i clienti.

 

 

 

 

 

 

 

 


Fonte: Altalex