Analizzare i conti correnti aziendali conviene

Gli imprenditori sono spesso alle prese con i propri saldi bancari in “rosso” e si trovano quotidianamente a lottare per mantenere i conti entro il “fido”. Non sanno, però, questi imprenditori, che i loro saldi, molto spesso e quasi sempre, non sono veritieri perché sono il risultato di una contabilità viziata esposta dalla banca che non osserva ciò che la legge le impone.

Per essere competitivi, gli imprenditori hanno necessità di poter stare nel mercato, non solo con un rapporto di qualità-prezzo concorrenziale del loro prodotto o servizio, ma anche con modalità di pagamento comode per i loro clienti. Anche le dilazioni di pagamento, infatti, entrano nella valutazione del “prezzo” del bene/servizio scambiato. Per poter avere liquidità e capacità di competere, concedendo ai loro clienti la normale dilazione di pagamento che va dai 30 ai 180 giorni, rispetto alla consegna, hanno necessità a loro volta di accedere al credito, per lo più bancario.

Perché i saldi bancari non sono quasi mai veritieri:

Le leggi italiane in materia, regolatrici del credito bancario, sono molto rigide nei confronti delle banche-società finanziarie e di leasing, con gravi sanzioni previste a loro carico ove queste non rispettino alla lettera le prescrizioni: sulla forma dei contratti, sulla sottoscrizione di specifiche clausole, in materia di trasparenza e comportamento secondo buona fede.

Le sanzioni previste dalla legge, in caso di violazione di questi obblighi, consistono nell’imporre un tasso di interesse diverso e infinitamente più basso, o addirittura azzerarlo, rispetto a quello applicato dalla banca, oltre alla eliminazione di spese che non siano state correttamente pattuite.

Perché conviene far analizzare il proprio conto corrente aziendale:

E’ una questione di denaro nascosto nelle pieghe dei propri bilanci aziendali.

Si crede, ad esempio di avere un debito bancario di 100.000 euro, e, invece, si scopre di averne uno, ad esempio, di 10.000 euro, oppure, come accade moltissime volte, di avere addirittura un credito nei confronti del ceto bancario. Quotidianamente, in tutti i tribunali italiani, vengono emesse sentenze che rettificano i saldi banca. Si può pertanto ottenere che il debito (derivante dalla contabilità della banca) si riduca sensibilmente, fino ad azzerarsi, o, addirittura, come accade in un numero incredibile di casi, che il saldo da debitore risulti essere creditore e, in quest’ultimo caso, l’imprenditore improvvisamente migliorerà la propria situazione patrimoniale perché non avrà più quel debito che sarà cancellato con una semplice scrittura contabile e si accorgerà che per molti anni aveva creduto di attingere le proprie risorse di liquidità presso la banca, quando invece stava utilizzando risorse proprie. Questa analisi, con le azioni conseguenti, necessarie per far emergere la realtà e costringere la banca a restituire il maltolto, consente di togliere zavorra ai propri bilanci e di poter volare alto, diventando straordinariamente competitivi, non avendo più costi finanziari (interessi passivi e spese) per l’accesso al credito. Quando il tribunale accerta il debito della banca nei confronti del correntista, l’imprenditore si ritroverà anche con una sorta di “tesoretto” che non sapeva di avere e che potrà investire senza costi nella propria competitività.

A chi conviene far analizzare il proprio conto corrente aziendale

Da quanto precede, risulterà chiaro che ogni imprenditore che abbia rapporti bancari, o con società di leasing, o finanziarie, ha non solo il diritto e la convenienza a far analizzare i propri conti, ma un vero e proprio dovere del “buon imprenditore”, analogamente a quanto è previsto in termini di comportamento per il “buon padre di famiglia”. Quale imprenditore acquisterebbe la materia prima del proprio prodotto, senza controllare? Allo stesso modo, quale buon imprenditore si lascerebbe derubare da una banca, con l’aggravante di mettersi in difficoltà, o non andrebbe a prendersi ciò che gli spetta?

Che cosa si ottiene facendo analizzare il proprio conto aziendale

Ciò che si ottiene è di cambiare il proprio bilancio, togliendo delle poste a debito e inserendo delle poste a credito, ma soprattutto: denaro.

I casi che si potrebbero citare sono innumerevoli e non basterebbe un libro e nemmeno un trattato enciclopedico.

Se ne citeranno, pertanto, solo alcuni affinché l’imprenditore che legge, apra gli occhi.

Si veda ad esempio il caso di un imprenditore pavese che aveva aperto un conto corrente dal 1996 con una banca a rilevanza nazionale. Su questo conto erano operativi un fido di cassa, uno per anticipi fatture e uno per anticipi sdf. Nel corso degli ultimi anni gli affidamenti gli erano stati progressivamente ridotti, fino a che, nel 2016 aveva portato la posizione a zero e aveva fatto analizzare il rapporto, venendo a scoprire che la banca gli doveva restituire più di 100.000 euro. Ed è  di questi giorni il provvedimento che gli riconosce questa somma.

Altro caso di straordinario interesse è quello di un imprenditore sardo a cui la banca ha notificato un decreto ingiuntivo di complessivi € 663.000. La banca, aveva già ridotto il suo credito nel chiedere la condanna dell’azienda di circa la metà, soltanto che l’analisi dei conti ha condotto a un risultato a credito dell’azienda di oltre 200.000 euro. Quindi, riassumendo, la banca aveva in contabilità un credito di circa 1.200.000, ha ridotto il suo credito in giudizio affermando di averlo depurato dall’anatocismo ed è ricorsa per ottenere oltre 600.000 euro. Analizzando i rapporti è emerso che era l’azienda ad avere un credito nei confronti della banca di oltre 200.000 euro. E’ chiaro? Tra i conti della banca e quelli veri, rifatti osservando le norme di legge, c’era una differenza di 1.400.000 euro.

Guardiamo ora il caso di una piccolissima azienda (snc famigliare di ferramenta) che è ricorsa al tribunale di Roma per far accertare il suo debito nei confronti di una banca a rilevanza nazionale. La banca diceva di avere un credito di 28.000 euro, perché questo era il saldo che si era formato sul conto, aperto dal 2004 con un piccolo fido di cassa di 20.000 euro. Il risultato finale è stato che la banca aveva un debito di 1.000 euro nei confronti dell’azienda, anziché  un credito di 28.000 e, tenendo in considerazione il fatto che l’azienda aveva offerto a tacitazione € 5.000, non avendoli la banca accettati è anche incorsa in una situazione di risarcimento danni per aver mantenuto nel sistema dei crediti per lungo tempo una esposizione debitoria non vera, impedendo, così, all’azienda di accedere al credito per la propria attività.

Come si ottiene l’analisi del proprio conto corrente aziendale

Si chiama telefonicamente ad NCA-NewConceptAdvisory SA, oppure si prenota un colloquio telefonico sul sito. Ci sarà un primo colloquio che serve per inquadrare la situazione, dopo di che si è contattati da un avvocato partner di NCA, il quale, una volta avute informazioni più precise dirà quali documenti predisporre per l’analisi. In base poi ai risultati di analisi preliminare, l’avvocato, unitamente al tecnico, individuerà la strategia migliore e vi sarà un ulteriore colloquio, nel corso del quale l’interessato deciderà come procedere