Picena Truentina: presidente condannato
Con una sentenza esemplare, per la prima volta in Italia viene condannato il presidente della Picena Truentina. Solo tre, per ora, le sentenze di questo genere rese in un Tribunale Italiano (dopo Vibo Valentia nel 2011 e Salerno nel 2015), con l’accusa di usura.
Si tratta dell’ex presidente della Banca di credito cooperativo Picena Truentina Gino Gasparretti, al quale i giudici hanno inflitto una pena di due anni e due mesi, oltre al pagamento di una multa di 7.000 euro, accogliendo in tal caso la richiesta del pubblico ministero Stefano Giovagnoni.
La vicenda
Come riporta il quotidiano Il Centro (Edizione Teramo – 16/9/15), il reato si è consumato nella filiale di Torano della Picena Truentina. La banca aveva concesso credito ad una cooperativa agricola, la Monte Tre Croci, specializzata nell’allevamento di animali. La cooperativa aveva aperto tre conti correnti, che le erano serviti per sviluppare l’attività imprenditoriale. Ahinoi questi conti correnti, fin dal momento della loro accensione, recavano tassi usurari. La gravità del fatto è accentuata dai calcoli. Il superamento della soglia di usura è stato verificato seguendo le istruzioni della Banca d’Italia, quindi senza includere nei calcoli le commissioni di massimo scoperto, nonostante per giurisprudenza consolidata della Cassazione esse debbano essere comprese.
Impossibile dunque per l’imputato difendersi con il solito schema difensivo di aver seguito le istruzioni della Banca d’Italia.
Gli interessi eccessivi e illegali hanno tra l’altro, contribuito in maniera determinante alla crisi finanziaria in cui è entrata ad un certo punto la cooperativa, nonostante il fatturato fosse buono.
La testimonianza
Le dichiarazioni rese dagli amministratori della Monte Tre Croci sono eloquenti: «Ci arrivavano degli estratti conto chiaramente allucinanti». Negli atti del processo viene riferito: «ogni volta erano sempre più alti. Ci dicevano alla direzione generale (della banca, ndr) che questi erano i tassi. Quindi noi, avendo bisogno di questi soldi, non è che potevamo reclamare più di tanto e siamo andati avanti».
Mutuo per pagare i conti
E la banca, dopo aver gonfiato il saldo passivo dei conti con interessi usurari, propone agli amministratori di accendere un mutuo ipotecario. Un mutuo per ripianare l’esposizione sui conti correnti e pagare il debito sotto altra forma. I soci della cooperativa accettano, ma si trovano poi nella condizione di non poter più pagare le rate del mutuo. È il crack, ma gli imprenditori non ci stanno e presentano un esposto in procura che avvia l’inchiesta giudiziaria. Le perizie contabili disposte dal pm accertano che i tassi applicati sui conti correnti erano extra-soglia fin dalla stipula del contratto. Caso abbastanza insolito, visto che nella maggior parte dei processi penali in corso per usura bancaria viene imputato agli istituti di credito di aver superato la soglia legale nel corso del rapporto.
Finalmente al dibattimento: la sentenza è stata resa in data 15 settembre 2015. Deciso un lauto risarcimento agli amministratori della cooperativa e una condanna a due anni e due mesi per l’ex presidente.
Una condanna esemplare.
Che fare?
In questi casi, troppo spesso, si è schiacciati dalla paura dello strapotere delle banche. Necessario, invece, mantenere la lucidità e, soprattutto, rivolgersi ad avvocati esperti della materia, perché come è dimostrato da questo e da altri casi le cause contro le banche si possono vincere.