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Un’azienda in crisi nonostante la vittoria per usura

Un imprenditore catanese vince una causa contro un istituto di credito per usura, ma la sua azienda ormai è in crisi. Scopriamo assieme cosa è accaduto e perché è importante agire tempestivamente contro le banche.

Una banca indifferente verso il proprio cliente

Vince una causa contro la banca ma è costretto a fermare l’azienda. È l’amaro epilogo della storia professionale di un imprenditore catanese. Ingegnere etneo, oggi vive a Milano dove sta cercando di reinventarsi una vita tramite l’attività di consulenza. Perché, nonostante la sua vicenda giudiziaria nei confronti della Monte dei Paschi di Siena di Catania non sia ancora conclusa, dell’azienda di costruzione di famiglia oggi non resta quasi più niente.

“Tra la crisi di liquidità e la segnalazione alla centrale rischi, per la mia società non c’è più spazio di manovra. Il personale è stato ridotto da 15 unità a una sola e sono stati dimessi l’intero parco mezzi meccanici e tutte le attrezzature”. Una storia che inizia nel 2008 e il cui finale viene definito dall’ingegnere una ritorsione.

La vicenda ha inizio circa 10 anni fa. A causa di alcuni ritardi nei pagamenti del lavoro, il conto della società alla Monte dei Paschi di Siena etnea registra delle scoperture. Ma gli interessi richiesti negli anni dalla banca sono superiori a quelli stabiliti nel contratto. Per questo nel 2008 l’imprenditore fa causa all’istituto. Con una sentenza del 2014 il giudice del Tribunale di Catania dà ragione all’imprenditore e condanna Mps a restituire più di un milione di euro.

Ma passano i mesi, i soldi non arrivano e l’imprenditore avvia le procedure per il pignoramento. La banca si fa viva a fine maggio 2015 per comunicare la chiusura del conto aziendale, con un dovuto da parte dell’imprenditore di circa 600.000 euro e la contemporanea segnalazione del suo nome alla centrale rischi in caso di richiesta di credito. A questo punto l’imprenditore, tramite il suo legale, tenta la carta dell’accordo. Se la banca rinuncia ai soldi dovuti per la chiusura del conto, lui si dice disposto a pareggiare con la somma stabilita dal giudice. Nonostante la Monte dei Paschi debba a lui una cifra quasi doppia di quella che lui deve alla banca. Proposta che non ha avuto alcun riscontro.

La denuncia per violenza privata

Così l’ingegnere decide di denunciare l’istituto per violenza privata. “La banca non sta perseguendo nessun interesse funzionale e istituzionale. La sua condotta è semplicemente finalizzata a produrmi un danno gravissimo e in più a forzare la mia volontà. E per perseguire questa condotta non si preoccupano di subire un pignoramento di un milione di euro”.

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Adesso il caso è in mano alla procura etnea, ma intanto l’imprenditore raccoglie i cocci della vicenda. La sua azienda, dopo quattro generazioni di attività, risulta formalmente operativa ma è nei fatti ferma.”Al momento le conseguenze professionali sono una sostanziale chiusura dell’attività dell’impresa e la necessità da parte mia di reinventare una nuova attività di consulenza”, spiega.

L’imprenditore, che oggi vive e lavora a Milano, non ne fa una questione geografica. “Fossi stato al Nord non sarebbe cambiato niente. La centrale rischi è di fatto uno strumento nelle mani delle banche che può essere utilizzato contro le aziende”.

Il tempismo è fondamentale

Questo caso mostra quanto sia importante agire tempestivamente verso le banche, prima che sia troppo tardi. Altrimenti si rischia la crisi della propria azienda.

L’unico modo per combattere queste ingiustizie è affidarsi a degli esperti in materia. Persone che hanno vinto contro le banche e garantito il rimborso ai propri clienti.


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