Banche venete crisi New Concept Advisory

Una storia fatta di scelte sbagliate

Tutti ormai sono a conoscenza dell’aiuto che lo Stato e Intesa stanno dando alle banche venete per farle uscire dalla crisi che stanno attraversando. Ma questi istituti, come sono arrivati ad avere così tanti problemi economici? Proviamo a scoprirlo, riassumendo la storia di quelle che sono due delle banche principali d’Italia.

Il cambio di importanza degli istituti

Crisi delle banche venete. Una storia cosparsa da anni e anni di scelte azzardate e fallimentari, che hanno portato sull’orlo del lastrico gli istituti veneti. Ma come si è arrivati a questo punto? Un crac che non ha precedenti, sanato solo dall’aiuto combinato di istituzioni europee, Intesa Sanpaolo e Governo italiano.

Dopo tre anni di crisi, dissesti e salvataggi in extremis, non solo per gli istituti veneti ma anche per altre banche italiane, finalmente sembra che si può tirare un sospiro di sollievo. Ma molti, forse, non sanno come si è arrivati a questo punto, a dover scomodare l’intera Europa per tentare una ripresa che, ricordiamo, non salverà tutti, ma condannerà alcune persone a perdere gran parte dei loro averi.

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Banche Venete. Si ipotizza la chiusura di quasi 600 filiali entro il 2019

Inizialmente, l’importanza delle banche venete era innegabile, tanto da essere considerate di “rilevanza sistemica”. Cosa si intende con questo termine? Che le banche venete, in caso di crisi, avrebbero portato ripercussioni sull’intera economia europea. Per questo motivo, Bruxelles e Francoforte si sono mosse attivamente per aiutare l’Italia nel momento del bisogno. Tutto, però, è cambiato circa due mesi fa, a giugno, quando le banche venete, improvvisamente, hanno perso il loro status e non sono state considerate di “rilevanza sistemica”. Come mai è accaduto ciò? Semplice. Gli investitori (esteri e italiani) hanno visto in che situazione era la banca e quindi hanno deciso di non scommettere più su quelle che erano due banche prima importantissime.

Così, la situazione si è capovolta completamente. Ipotesi di bail-in bocciata e l’intervento del Governo era diventato pressoché inevitabile. Grazie a un maxi accordo tra Intesa e Stato Italiano, con il lasciapassare dell’Unione Europea, si è arrivati alla decisione della liquidazione coatta degli istituti veneti, per essere inglobati in Intesa. Un decreto last-minute, arrivato il 25 giugno, che pone le basi di questo accordo stretto in fretta e furia, per evitare danni troppo elevati al nostro Paese. Tutelati, in primis, azionisti di titoli senior e politici.

Le ripercussioni del salvataggio e le opinioni di Padoan

In questo scenario, sono stati condannati i piccoli risparmiatori. Persone che, a causa dell’aumento di capitale dell’anno scorso, si sono ritrovati con azioni dal valore pari a zero. Anche i detentori di bond sono a rischio, perché non sufficientemente tutelati dal Governo. Infatti, esiste un fondo stanziato per recuperare i soldi persi, ma è mirato solo ad alcuni casi particolari e specifici. Per i piccoli azionisti, la situazione è ancora più grigia. Devono essere in grado di dimostrare che le azioni da loro acquistate siano state frutto di un contratto con termini illeciti o non chiari al suo interno. Una battaglia dall’esito incerto, che potrebbe richiedere anni per la sua risoluzione.

Padoan, Ministro dell’Economia, esprime il suo parere sulle manovre attuate dal Governo. “Senza l’intervento deciso nei giorni scorsi, le due banche avrebbero immediatamente sospeso tutti i servizi“. Un’azione che avrebbe causato danni ancora maggiori, rispetto a quelli attuali. Si parla di miliardi e miliardi di danni ipotetici, che sono stati evitati. Parlando dei soldi forniti dallo Stato, essi sono stati utilizzati in vari modi. Una parte è finita a Intesa per gestire l’impatto nel bilancio della doppia acquisizione (4,8 miliardi) e per finanziare (400 milioni) la ristrutturazione delle attività. Ovvero tagli di personale e chiusura di sportelli. Altri soldi invece sono stati utilizzati come garanzia futura sugli investimenti fatti.

Anche se Padoan mostra uno scenario positivo, in realtà l’Italia ha fatto una scommessa non facile, sopratutto sui crediti deteriorati. Secondo Bankitalia, si dovrà raggiungere un miglioramento dell’economia pari al 55% entro un anno, rispetto alla situazione attuale. Una percentuale così alta è difficilmente raggiungibile in termini brevi.

Ora abbiamo un quadro delle vicende degli ultimi giorni. Ma, per valutare l’intera questione della crisi nel suo intero, bisogna andare a qualche mese indietro, ed esaminare dettagliatamente alcuni avvenimenti accaduti.

L’aumento di capitale del 2016: l’inizio di una crisi inevitabile

Fattore determinante che ha portato all’inevitabile crisi delle banche venete, è stato l’episodio di aumento di capitale, avvenuto nel 2016. Apparentemente, con questa mossa, si sarebbero risolti la maggior parte dei problemi degli istituti veneti. In realtà, però, la situazione fu molto diversa. Caos e perdite di denaro si susseguirono velocemente, tanto che fu creato il fondo Atlante, finanziato dal sistema bancario e dalla Cassa di depositi, che ha investito 1,5 miliardi nelle banche, diventando azionista unico.

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I responsabili del crac delle banche venete non pagheranno per i loro crimini

Proprio a questo punto, però, la vicenda ha preso una piega insolita. I gestori del fondo Atlante, rendendosi conto che le dimensioni del disastro erano molto maggiori di quanto si credeva, rinunciarono a far riprendere le banche. La Bce, a cui spettava la vigilanza degli istituti, mandò i suoi ispettori con molta calma, a fine maggio 2016. I risultati dei loro controlli arriverono, poi, a marzo 2017.

Nel frattempo, le banche restarono in balia degli eventi. Il numero uno Iorio se ne andò e molti azionisti reclamarono azioni contro chi aveva causato ulteriori danni. Tutto questo, però, incrementò ulteriormente la sfiducia degli azionisti e imprenditori verso le banche, che ormai si rifiutarono di utilizzare i loro soldi presso queste banche.

Così si arriverà alle vicende degli ultimi mesi, che hanno stravolto completamente la posizione delle banche venete e costretto lo Stato ad intervenire. Un racconto scellerato e dall’epilogo pessimo, che si spera possa portare notizie più positive per il futuro.

Non fatevi schiacciare dalle scelte sbagliate delle banche, reagite!

Una storia triste, che mostra quanto il nostro Paese sia circondato da banche non affidabili e perennemente in crisi. Istituti che si mantengono in piedi solo grazie agli aiuti dello Stato. Ma, in questo scenario, anche i cittadini, motore di uno Stato, devono essere tutelati.

Ricordatevi sempre di difendere i vostri diritti e il vostro patrimonio. Se avete problemi con le banche, chiamateci: 0375-833181. Sapremo intervenire tempestivamente su qualsiasi illecito presente, per garantirvi il giusto rimborso.


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