Miliardi restituiti dalle banche, un dovere
Miliardi restituiti dalle banche? Non è un’utopia. Con la sentenza n. 10516, depositata il 20 maggio 2016, la Cassazione ha definitivamente confermato il principio della nullità degli interessi in assenza di sottoscrizione del contratto, sullo stesso documento, sia da parte della banca, sia da parte del correntista.
Centinaia di migliaia di cause stanno per essere instaurate. Il 90% dei contratti di conto corrente è nullo, come riporta il sito Diritto.it.
La Cassazione è arrivata da ultimo a dirimere le questioni su una causa instaurata da un’impresa siciliana, unitamente al proprio fideiussore, per ottenere la restituzione degli interessi pagati in più rispetto al Tasso Minimo Bot, in quanto il contratto non sarebbe stato valido.
Il principio della necessità della forma scritta “ad substantiam” per la validità degli interessi ultralegali, è sempre stato pacifico nel nostro ordinamento e contenuto in una norma speciale sia del codice civile, sia del Testo Unico bancario.
Le discussioni nei giudizi, su questo aspetto, hanno quasi sempre riguardato il modo della conclusione del contratto. Questo poiché si riteneva che la cosa essenziale fosse la forma scritta in qualunque modo raggiunta (scambio di proposta e accettazione, non contestazione degli estratti conto, ecc).
Da alcuni anni gli Ermellini segnalano che il contratto prodotto in causa contenente la firma di una sola parte non vale a legittimare la Banca alla applicazione di interessi superiori al tasso legale. Non solo, statuiscono che vi potesse essere al massimo e soltanto, un’efficacia “ex nunc”, vale a dire dal momento in cui il contratto fosse stato utilizzato e prodotto in giudizio.
L’esempio
Per chiarire: il caso è quello in cui in una causa, il correntista produca la sua copia, firmata solo dalla banca e che la banca, chiamata in giudizio, produca la propria, firmata dal cliente.
In questo caso, la Cassazione, nel 2015 aveva statuito che il contratto ha valore solo nel momento in cui le parti se ne avvalgano.
In altre parole: per tutto il periodo precedente al deposito del contratto nella causa, gli interessi sono nulli e può riguardare i rari casi in cui il rapporto di conto corrente sia ancora attivo quando la causa si instaura.
Ora, con questo nuovo recentissimo arresto del 20 maggio scorso, la Cassazione scrive la parola fine a qualsiasi contestazione sul modo di concludere un contratto bancario che comporti l’applicazione di interessi superiori al tasso legale: se il contratto non è firmato sia dalla banca, sia dal correntista, sullo stesso documento, esso non è valido.
In sintesi, al posto del tasso di interesse scritto sul contratto, sarà dovuto il Tasso Minimo Bot che, tanto per capirci, è inferiore al tasso legale e in questo periodo è addirittura negativo, come il parametro Euribor.
Il parere dell’esperta
Abbiamo chiesto un commento di poche parole a caldo all’avv. Rosa Chiericati di Lugano, nota per le sue innovative vittorie nei Tribunali italiani in questioni di diritto bancario, su quali possano essere gli effetti di questa sentenza nel sistema giudiziario, la quale così ci risponde: “sarà come un vulcano che dallo stato attivo fumogeno e con qualche fuoriuscita di lava, passa allo stato di eruzione devastante”
Se i correntisti si accorgeranno di questa situazione, le banche dovranno solo prepararsi a restituire qualche miliardo di euro. Il 99% dei contratti di conto corrente sottoscritti prima del 2008 è nullo e lo è anche il 70% di quelli sottoscritti successivamente.
Miliardi di euro stanno per entrare nelle casse degli imprenditori italiani, ove si attivino per chiedere le restituzioni alle banche degli interessi pagati indebitamente.
newconceptadvisory