Banca New Concept Advisory

Una vittoria arrivata troppo tardi

Dopo 8 anni arriva l’assoluzione per Roberto Reggiani, imprenditore edilizio. Le accuse erano di frode fiscale ma, in realtà, si nascondeva un errore attuato dalla banca.

La vicenda

Tutto è iniziato nel 2008 con la fusione tra Unicredit, Banco di Roma e Credito Italiano. Roberto Reggiani, imprenditore edilizio all’apice della sua attività, finisce al centro di un modulo della nuova Unicredit come “cattivo pagatore”. Fatto non vero, come è stato poi accertato, ma che lo mette subito in una posizione traballante per le linee di credito da 15 milioni già attive che vengono segnalate alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. Così Reggiani si trova ad affrontare un problema enorme: bloccare al più presto questa pratica e farsi cancellare dal quaderno nero delle banche.

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Banca condannata per illegittima segnalazione alla centrale rischi

L’amministrazione della sua ditta, la Reggiani Costruzioni, si inceppa. Vengono immessi soldi freschi finché possibile in attesa che si arrivi al chiarimento, ma non è sufficiente. Nel 2010 e 2011 Roberto Reggiani non ha più credito presso le banche. Dai 14 milioni disponibili prima di quel documento ora può sperare di accedere a qualche decina di migliaio di euro. L’azienda è in crisi. Fa fatica a pagare i dipendenti. Tre lo denunciano per non aver versato 26.000 euro di stipendi da ottobre 2011 a gennaio 2012.

Poi arriva la tegola più grossa. La denuncia in Procura e l’avvio di un’inchiesta a suo carico per reati fiscali, in particolare l’omesso pagamento Iva per il 2010 e 2011. I cantieri si fermano. Reggiani chiede al Tribunale di accedere al concordato preventivo ma l’istruttoria finisce male. La Reggiani Costruzioni ha una esposizione debitoria di 20 milioni. E’ la fine. L’istanza di fallimento inizia poco dopo e nel 2013 il Tribunale dichiarerà il crollo dell’azienda.

L’assoluzione dopo 8 anni

È un giorno felice ma arriva tardi, tre anni dopo il fallimento della mia azienda. È finita dopo tanto tempo una vicenda terribile iniziata da una segnalazione bancaria sbagliata che ha fatto danni gravissimi alla mia azienda e l’ha messa in ginocchio. Siamo rimasti senza affidamenti per 6,7 milioni su 14 milioni di euro complessivi e si può immaginare in un caso del genere cosa succede a un’azienda di costruzioni. Si aggiunga poi l’effetto del terremoto unito alla crisi del settore edilizio. La banca mi ha mandato una lettera di scuse, è vero, ma è servita a poco o niente”.

Queste le parole di Roberto Reggiani. Per lui è un giorno di gioia, anche se è consapevole che la sua è una vittoria arrivata tardi, quando la sua ditta è già morta e sepolta.

Otto anni dopo i fatti accaduti, il giudice Domenico Truppa assolve Reggiani per “causa di forza maggiore”. Non ha potuto fare i versamenti Iva né ottemperare ad altre pratiche fiscali perché di fatto era stritolato dalla macchina burocratica del sistema bancario. Un caso di effetto domino nato da una segnalazione sbagliata che ha messo in moto un sistema inarrestabile. Questa è la forza maggiore.

L’assoluzione concomitante con la restituzione di denaro e beni sequestrati, decisa dal giudice, gli darà forse qualche compensazione. Resta il fatto però che tutto ha avuto origine da un documento che non doveva essere scritto. Ora l’imprenditore avrà modo di decidere se rivalersi in sede civile.

Una vittima delle banche

Purtroppo questa vicenda evidenzia come sia dannosa la segnalazione (anche errata) di un’azienda alla Centrale Rischi di Banca Italia. Infatti l’imprenditore ha perso tutto ed ha dovuto attendere anni per l’assoluzione.

Fortunatamente ci sono casi anche con epiloghi più positivi, come quello dell’annullamento di un fallimento di una società poiché vittima di usura bancaria.


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