Trump New Concept Advisory

Mutui a tasso fisso rischiano di diventare più cari

Grazie alla vittoria di Trump negli Usa e alle nuove misure attuate dalla Banca Centrale Europea, c’è il rischio che i mutui a tasso fisso diventino più cari.

Nuove misure attuate dalla Banca Centrale Europea

La Banca centrale europea ieri ha annunciato un mix di misure in parte attese, e in parte no. Era atteso un prolungamento temporale del piano di espansione monetaria (attraverso il quale acquista titoli di Stato e alcuni bond aziendali sui mercati secondari). La scadenza si sposta da fine marzo 2017 a fine dicembre 2017. Quindi nove mesi in più.

A partire da aprile però l’importo mensile iniettato dalla Bce scenderà da 80 a 60 miliardi di euro. L’altra grande novità è che la Bce acquisterà anche titoli con scadenza di 1 anno (prima il limite era compreso tra 2 e 30 anni). E acquisterà anche titoli con rendimenti inferiori al tasso sui depositi, che in questo momento è fissato a -0,4%.

Queste due ultime novità potrebbero avere un impatto importante anche per chi oggi è chiamato a stipulare un nuovo mutuo o è in procinto di surrogarne uno vecchio (spostarlo cioè in una banca che offre condizioni più vantaggiose).

La decisione della Bce sta avendo un impatto immediato sugli indici Eurirs. Questi indici, che esprimono il livello del costo del denaro su lunghe scadenze, stanno salendo. Non a caso l’Eurirs a 25 anni è salito da ieri di 5 punti base, dall’1,35% all’1,4%.

L’effetto Trump

Gli indici Eurirs stanno salendo con continuità da qualche settimana anche per via della vittoria alla Casa Bianca di Donald Trump. Il nuovo presidente Usa ha promesso politiche fiscali espansive negli Usa. Politiche che si stanno riflettendo in un aumento delle aspettative d’inflazione e dei tassi. C’è probabilità che questi effetti arrivino anche in Europa. Non a caso dopo la vittoria di Trump le aspettative di inflazione a 5 anni sono salite anche nell’Eurozona, dall’1,4% all’1,6%. E questo ha contribuito a far aumentare anche gli indici Eurirs. Aumentati anche il costo dei nuovi mutui a tasso fisso e delle surroghe a costo fisso.

Queste variabili ci spiegano perché oggi siamo molto lontani dai valori della scorsa estate quando gli indici Eurirs su lunghe durate (da 20 a 30 anni, quindi quelli da considerare in tema mutui) erano caduti allo 0,7%. Oggi valgono praticamente il doppio. Ecco perché i nuovi mutui a tasso fisso costano di più. Ed ecco perché si sta normalizzando la distanza tra fisso e variabile.

Se questa estate il fisso costava circa 70-80 punti base in più del variabile, oggi il “vantaggio” iniziale del variabile è tornato a superare l’1%. Si ritorna ad essere vicini alla media storica degli ultimi 20 anni, intorno all’1,5%-2%. di vantaggio.

Ovviamente il mutuo è un discorso che va affrontato su lungo periodo. Quindi è difficile prevedere da qui ai prossimi 15 o 20 anni come si muoveranno i tassi. Gli attuali tassi fissi restano competitivi in un’ottica di lungo periodo. Ma solo se l’inflazione salirà davvero. Altrimenti l’assicurazione aggiuntiva che oggi paga chi stipula il fisso al posto del variabile rischia di rivelarsi un boomerang finanziario nel bilancio familiare.

Una prospettiva da tenere d’occhio

L’effetto Trump, unito alle misure messe in atto dalla Banca Centrale Europea, hanno prodotto degli effetti da tenere sotto osservazione. C’è infatti il rischio che i mutui a tasso fisso diventino più cari.

Stiamo assistendo a grandi cambiamenti nel mondo dei mutui.

Abbiamo trattato anche di un cambiamento di regole nei contratti di mutuo, attuato da Bankitalia, che assicura maggiore trasparenza.


Fonte