Banca condannata Spoleto New Concept Advisory

Correntista truffato dalla propria banca

Un imprenditore ha citato una banca in giudizio per irregolarità presenti su due conti correnti. Il Tribunale di Spoleto, dopo le opportune indagini, ha condannato l’istituto a rimborsare oltre 50.000 al cliente.

Una storia di pagamenti sospetti

Spoleto. Un uomo, privato cittadino e cliente presso una filiale di un colosso bancario di Spoleto, cita in giudizio la propria banca. Il motivo è l’applicazione di irregolarità di vario tipo su due conti correnti. A quanto pare, presenti anatocismo, usura e commissioni di massimo scoperte sospette.

Una vicenda lunga, che ha inizio parecchi anni fa. Il titolare di un’impresa di Spoleto, per far fronte alle spese necessarie al mantenimento e proseguimento dell’azienda, decide di intrattenere dei rapporti di tipo finanziario presso una banca della propria città. In particolare, sono stati concordati e firmati due contratti di conto corrente in data 25 novembre 1993, con entrambi garanzia di fidejussione. Fin qui tutto regolare, e l’uomo inizia a pagare la banca.

Tuttavia, nel tempo i pagamenti diventano troppo alti per l’imprenditore, che si trova sommerso dai debiti. Improvvisamente, nonostante la garanzia di fidejussione, arrivano a sorpresa 3 decreti di ingiunzione da parte della banca, che decide di stringere una vera e propria morsa sull’uomo, col fine di far pagare ingenti somme di denaro in poco tempo. Qualcosa però non quadrava in tutto questo: perché tre decreti ingiuntivi, che avrebbero messo solo in crisi l’uomo e nessuna comunicazione e tentativo di mediazione? Sono iniziati molteplici sospetti da parte dell’imprenditore, che già aveva notato che i soldi che stava versando alla banca erano troppi. Delle rate da capogiro, che sicuramente nascondevano delle voci sospette. Da qui, inizierà una lunga indagine e successiva battaglia giudiziaria, che porterà alla vittoria della società sulla banca.

La battaglia legale

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Era tempo di reagire ai soprusi della banca. Troppa arroganza da parte dell’istituto di credito verso un uomo onesto che voleva solo far proseguire e prosperare la propria azienda, per dare da mangiare alla propria famiglia e garantire un futuro solido ai propri cari. Così inizierà un’indagine, con l’aiuto di un CTP, per verificare eventuali irregolarità nei conti correnti. Individuate usura, anatocismo e arbitrarie richieste di cms. Tutte illegalità che porteranno l’imprenditore a citare in giudizio la propria banca, con una richiesta chiara e semplice. Ricalcolo delle transazioni eseguite e dei tassi presenti nei due conti correnti stipulati, oltre un risarcimento: 65.000 euro per annullare gli interessi illegittimi, più 25.000 euro.

Nel 2014 inizierà la prima udienza presso il Tribunale di Spoleto e il giudice Luca Marzullo si occuperà del caso. Da una parte ci sarà l’uomo, deciso a far chiarezza sui soldi pagati ingiustamente all’istituto di credito e con una richiesta di annullamento dei tre decreti ingiuntivi che gravano sulla sua società. Dall’altra parte abbiamo la banca, che nega l’applicazione di usura, afferma che l’anatocismo è stato concordato con il proprio cliente e che per le cms non c’è nessuna irregolarità. Insomma, fa orecchie da mercante su tutta la vicenda. Rimane indifferente difronte a un uomo che vuole solo poter pagare quello dovuto, niente più. Il giudice assumerà un CTU per confermare quanto presentato dalle indagini del CTP della parte attrice e vederci chiaro su questi due conti correnti.

La conclusione della vicenda e la condanna della banca

Il CTU, dopo le opportune verifiche, conferma solo in parte quanto richiesto dall’imprenditore. Infatti l’usura è presente in maniera troppo marginale per essere considerata rilevante, ma l’anatocismo e, in particolare, le cms fatte in maniera arbitraria sono rilevanti, tanto da poter richiedere un risarcimento. In particolare, le cms venivano presentate con voci troppo generiche, così che la banca potesse richiedere denaro nella maniera che preferiva. Per questo motivo, ora l’istituto dovrà risarcire la società di 55.559,30 euro per applicazione di interessi illegali sui due conti correnti. Rigettata la richiesta di risarcimento aggiuntivo e la richiesta di danni per usura. Infine, la banca dovrà pagare tutte le spese legali necessarie alla conclusione di questa causa.

Una sentenza esemplare, che mette ancora una volta la parola stop ai soprusi applicati dalle banche verso i propri clienti.

Vincere contro le banche è possibile, se vi affidate nelle mani giuste

Questa sentenza dimostra come gli istituti siano indifferenti alle necessità reali dei propri clienti. Le banche dovrebbero preservare il patrimonio delle persone, non derubare i soldi dei lavoratori onesti.

Non fatevi schiacciare dalle banche, reagite! Se avete problemi nei vostri conti, contratti finanziari o mutui, non esitate a chiamarci: 0375-833181. Sapremo individuare qualsiasi illecito e guidarvi verso il rimborso che meritate.


Fonte: Sentenza n. 223/2017 pubbl. il 20/06/2017 RG n. 72/2008