Presidente Picena Truentina condannato per usura
Condannato per usura bancaria a due anni e due mesi un presidente di una banca. Si tratta del primo caso in Italia, risalente all’anno scorso, il 2015. Ad esser coinvolto è l’ex-presidente della Banca di Credito Cooperativo Picena Truentina, Gino Gasparretti. L’uomo è stato condannato alla misura carceraria, oltre a dover pagare una multa di 7mila Euro.
La vicenda
I fatti avvengono in provincia di Teramo, negli Abruzzi, nella filiale di Torano della BCC Picena Truentina. Nel 2005 gli amministratori della cooperativa agricola Monte Tre Croci (dedita all’allevamento di animali) aprono tre conti correnti presso la banca.
I contratti firmati dalle due parti, contenevano già delle clausole come il tasso di interesse extralegale, superiore alla soglia stabilita trimestralmente dalla Banca d’Italia oltre la quale l’interesse viene considerato usurario. Questo, al netto delle commissioni di massimo scoperto, che pure concorrono a stabilire il tasso effettivo globale praticato dagli istituti di credito.
Nei primi tempi tutto va come deve andare, come si augurano gli imprenditori agricoli in primis. La situazione muta con l’avanzare degli anni e i debiti della cooperativa nei confronti della banca aumentano in maniera esponenziale.
A fronte di entrate non certo esorbitanti nelle casse dell’allevamento di animali, faceva da contraltare la presentazione di estratti conti che presentavano spese da pagare alla banca divenute sempre più insostenibili. La giustificazione posta dalla banca agli amministratori della cooperativa consisteva nella quotazione dei tassi d’interesse.
Il debito per coprire il debito
Non contenta di sottoporre ad un trattamento così oneroso il proprio cliente, la banca studia una soluzione ancora più compromettente per la cooperativa: l’accensione di un mutuo ipotecario per ripianare l’esposizione sui conti correnti e pagare il debito sotto altra forma.
Una condizione accettata, obtorto collo, dagli imprenditori, che però presto si trovano travolti anche da questo debito, senza più poter onorare le rate del mutuo. Per la cooperativa significa il tracollo totale della propria attività economica.
La denuncia e la causa
Davanti a questa situazione insostenibile gli imprenditori prendono il sacco in cima e denunciano alla procura la loro situazione fallimentare e debitoria. Da qui parte l’inchiesta giudiziaria.
Il pubblico ministero Stefano Giovagnoni dispone immediatamente una perizia contabile sui rapporti bancari intercorsi fra le parti. Dalla CTU emerge la realtà: tassi applicati sui conti correnti extra-soglia fin dalla stipula del contratto. Un’anomalia rispetto alla casistica generale, che vede le banche superare questo limite a rapporto in corso e non certo fin dal primo momento.
Il Tribunale di Teramo ha così condannato per usura bancaria l’ex presidente alla pena carceraria e alla multa, assolvendo però per non aver commesso il fatto: il successore di Gasparretti Aldo Mattioli e il direttore della filiale, nel 2005, Adriano Passaretti.
Gli amministratori della cooperativa, che si erano costituiti parte civile, si sono defilati dal processo dopo aver raggiuto un accordo con la banca per un lauto risarcimento.
Le banche perdono
Sì, le banche perdono e in questo caso è stato condannato per usura anche il suo ex presidente, che deve rispondere in maniera diretta delle proprie responsabilità.
Ma le banche non si vincono solamente con una, pur lodevole, denuncia alla magistratura. Indispensabile è farsi seguire da legali esperti, professionisti in grado di vincere contro una banca sul proprio campo, perché già in passato hanno ottenuto numerosi successi.
Chiedete di tutelare i vostri interessi a uno studio legale specializzato in questa materia.