Banche italiane come zombie?
Gli americani definiscono le banche italiane come banche zombie, cioè in grado di pagare solo nel nome con cui si definiscono. Ma in realtà la questione è molto complessa e va spiegata nel dettaglio per comprenderne a fondo tutte le sfaccettature.
La spiegazione americana
Non usano mezzi termini gli americani per definire le nostre banche, come fa Yalman Onaran su Bloomberg. Banche zombie, cioè solventi solo nel nome.
La differenza con quelle europee è che le banche americane, quando si trovano impreparate ad affrontare una crisi ciclica, falliscono. In America, le grandi banche hanno la regola ferrea del “too big to fail” (troppo grande per fallire). Ma le grandi banche che possono godere di questo privilegio sono solo una manciata, quelle cioè di interesse nazionale. Tutte le altre, se non riescono a mantenere il livello di capitalizzazione richiesto, devono portare i libri in Tribunale.
A generare queste spiacevoli situazioni, sia per la banca che per i clienti, sono le ricorrenti crisi finanziarie che colpiscono il sistema. Come quella avvenuta in Veneto. Solo che, mentre negli Usa è il mercato a decidere il destino delle banche medio-piccole, in Europa non lo è quasi mai. Questo perché intervengono a salvare le banche gli aiuti delle banche centrali o direttamente i Governi.
Quindi si verifica proprio il caso di cui parla Onaran nel suo articolo. Ma lui pone in evidenza anche il fatto che quando una banca diventa zombie la qualità del credito scende, sia perché è costretta a tenere nel proprio patrimonio crediti di scarso o nullo realizzo, sia perché le mancano i fondi necessari per finanziare regolarmente le richieste di credito dei clienti.
Solo i grandi meritano attenzioni, il resto è computerizzato
Tentare di fare un serio confronto fra il sistema del credito americano e quello europeo (ma ancor più con quello italiano), è però quasi senza senso tanto sono diversi i due sistemi.
Negli Usa il credito delle persone è dato da un punteggio (il credit scoring) che definisce automaticamente la solvibilità teorica della persona. Quando quel punteggio scende sotto i 700 punti il credito viene dato con prudenza e con tassi molto alti. Con le carte di credito revolving l’entità assegnata del credito si ristora attraverso i pagamenti mensili. Tuttavia, essendo i tassi molto alti, si genera nella maggioranza dei casi una situazione dove il cliente riesce a pagare solo la quota minima dovuta. Quelli che commettono (anche per cause accidentali) l’errore di non farcela a pagare si vedono il credito rovinato rapidamente. Anche per tempi anche molto lunghi.
Con uno scoring invece sotto i 650 punti diventa quasi impossibile avere prestiti di qualsiasi tipo e, quando si ottengono, sono a tassi da vera usura (vicino al 30%).
Il modello europeo è più vicino alle esigenze della società
Non è più tempo di chiedersi se quello americano è il modello giusto da imitare. Loro chiamano zombie le nostre banche, ma sono loro ormai ad essere zombie. Infatti assegnano all’ideale capitalista un primato che ha superato ormai di gran lunga il livello di sostenibilità della nostra società.
L’Europa invece applica un modello che incontra maggiormente i bisogni reali della gente. Non è la prima volta che le banche italiane vengono viste in maniera negativa, come dimostra un articolo sulla pericolosità dei nostri istituti di credito.