Banca Etruria New Concept Advisory

Nuovi dettagli sul caso Banca Etruria

Nuovi dettagli emergono nel caso Banca Etruria. Coinvolta anche la famiglia Boschi, che faceva pressioni per le aperture di conti, senza avere le documentazioni necessarie.

Rifilare bond rischiosi

Dopo l’individuazione di luogo che aveva come obiettivo quello di rifilare bond rischiosi ai clienti, il caso Banca Etruria si arricchisce di un nuovo caso, ancora più sconcertante: si parla infatti di pressioni illecite atte a favorire l’apertura di un conto corrente. O di concessioni di linee di fido senza garanzie a imprenditori. Il tutto favorito dalla famiglia Boschi. La figura principale nel mirino è Emanuele Boschi, un funzionario della Popolare.

Il caso nasce da alcune dichiarazioni di Ede Polvani, la direttrice di filiale che ha scoperto a chi fossero dirette le centinaia di migliaia di euro che transitavano dalla Svizzera. Dopo aver scoperto queste transazioni, la direttrice decide di terminare il rapporto con la Geovision srl. Questa società è fallita alcuni mesi fa ed è sotto inchiesta per una frode.

La direttrice prova a ricordare alcuni eventi legati alla famiglia Boschi. “Nello specifico ricordo che nel giugno del 2014 venni contattata dal collega Emanuele Boschi, all’epoca a capo di un servizio di sede centrale. Egli mi comunicò che sarebbe venuta una società per aprire un conto presso la mia agenzia e che avrebbe fatto un buon lavoro con la banca”.

Gli inquirenti avevano scoperto che qualcosa non quadrava. Infatti l’enorme fatturato dell’azienda era stato realizzato attraverso false fatturazioni. Per questo a marzo 2014 era stata visitata dagli uomini delle Dogane, che avevano sequestrato diverse documentazioni, oltre a mettere sotto intercettazioni alcuni indagati.

Ma Emanuele Boschi pareva fin troppo positivo nonostante lo scenario tetro che si prospettava. Infatti affermava che “la banca avrebbe avuto benefici dal lavoro che la Geovision avrebbe apportato”.

Le pressioni

Dalle affermazioni della direttrice si capì subito che questa società nascondeva qualcosa di illecito. “Venni sollecitata da Lanini Lorenzo, all’epoca responsabile della concessione crediti, per istruire la pratica di fido alla Geovision. Io risposi che ero in attesa dei documenti necessari, tuttavia il Lanini continuava con i solleciti, invitandomi a mandare avanti lo stesso la pratica. Sta di fatto che feci quanto richiesto da Lanini e la pratica venne deliberata, ma i documenti non li ho mai visti”.

A quel punto iniziarono i primi movimenti sul conto incriminato e la Polvani notò dei bonifici molto strani. Somme enormi provenienti dall’estero. Inoltre compariva incessantemente il nome di Laura Scanu in queste transazioni. Una breve ricerca sulla persona fece prospettare alla direttrice cosa stava accadendo. Si trattava di una società fittizia. La Polvani ricorda ancora il giorno della sua visita presso la presunta azienda. “Notammo che si trattava di un immobile deserto con il cancello aperto e senza nessuna insegna”.

“Uscimmo dalla Geovision ancora più insospettiti” ha dichiarato la Polvani. “Abbiamo provveduto a inoltrare la segnalazione antiriciclaggio per mancanza della documentazione atta a effettuare un’adeguata verifica rafforzata”. L’alert andò a buon fine e il collega dell’antiriciclaggio concordò “per la chiusura del rapporto”.

Ricordate sempre di salvaguardare i vostri conti

Questa vicenda dimostra come il caso Banca Etruria è ricco di dettagli. Il coinvolgimento di tante figure ha portato a un maxi raggiro, dai danni economici non indifferenti.

Ricordatevi sempre di affidarvi alle persone giuste per salvaguardare la vostra situazione finanziaria.


Fonte