Una truffa a 360 gradi
Banca condannata per aver applicato interessi usurari verso un proprio cliente. Inoltre, l’istituto aveva emesso un decreto ingiuntivo, per provare ad intascare velocemente i soldi gonfiati da interessi illegittimi. Doppia truffa, fortunatamente sventata.
Un decreto ingiuntivo pesante
Banche e clienti. Un rapporto fondamentale ma, al contempo, altamente complesso. Complessità derivata principalmente dal fatto che i clienti vogliono trovare un modo per fare un passo in più nella loro vita, ottenere dei soldi per realizzare i propri sogni ma, dall’altra parte, abbiamo una banca feroce e spietata, che sfrutta questi desideri a proprio vantaggio. Di comune amministrazione sono diventati i casi di illeciti applicati dagli istituti i cui principali sono sostanzialmente tre: usura bancaria, applicazione di interessi non consentiti dalla legge e anatocismo. Un tris devastante che, prima di essere smascherato, rischia di far crollare aziende e patrimoni familiari. La storia di oggi riguarderà, appunto, un ennesimo raggiro attuato dalle banche.
Una società ha un rapporto bancario con la Banca Popolare Sant’Angelo, presso Licata. Un rapporto sempre burrascoso, in cui il titolare dell’azienda svolgeva la sua attività onestamente e pagava regolarmente le rate dei propri conti. La banca, dal canto suo, non riusciva ad accontentarsi di ciò che la ditta le dava, così inizio ad aumentare vertiginosamente le tassazioni. Un aumento che, nel corso degli anni, è diventato sempre più grande, tanto da mettere in difficoltà la stessa azienda. Così i conti iniziarono ad andare in rosso, fino a quando l’istituto decise di inviare un decreto ingiuntivo alla società, intimandola di pagare 120.000 euro entro breve tempo, pena la segnalazione dell’azienda presso la Centrale Rischi. Molti imprenditori sapranno già che, una volta che una società è segnalata alla Centrale Rischi, praticamente ha finito di prosperare. Niente più concessioni di prestiti da alcuna banca e sfiducia massima da parte anche dei grandi clienti aziendale. Insomma, una catastrofe.
Con grande forza d’animo, il capo della ditta decide di vederci chiaro in questa faccenda, per cui momentaneamente non paga alcuna somma, finché tutto il caso non viene chiarito in Tribunale.
La reazione della ditta e la vittoria in Tribunale
Inizia così la battaglia legale tra la banca e l’azienda. Il titolare della ditta decide di assumere un team di persone altamente competenti in materia, per far fronte alle minacce del colosso bancario. Partono, così, le prime verifiche dei conti aperti in banca. I primi dati fanno subito sperare per il meglio: applicazione di interessi usurari, tanto da far ribaltare il debito in credito, per circa 100.000 euro.
La questione è poi passata nelle mani dei Giudici del Tribunale di Agrigento, che hanno accolto il caso e deciso di porre la parola fine a questa diatriba tra le parti. Sarà assunto un ctu, per confermare le tesi esposte dalla società e, al contempo, rispondere a ciò che richiedeva la banca. Dopo le opportune verifiche, il risultato non solo è stato confermato, ma ha fatto arrivare il Giudice ad una veloce decisione definitiva. Condanna secca per la banca, che ora dovrà risarcire il proprio di cliente di oltre 100.000 euro.
Una vittoria su tutti i fronti, che permetterà alla ditta di Licata di tirare un sospiro di sollievo e non rischiare la chiusura per dei debiti che non aveva mai contratto.
Reagite sempre alle ingiustizie, è un vostro diritto!
Questa vicenda dimostra chiaramente quale sia il comportamento di molte banche truffaldine. Istituti che si comportano in maniera arrogante e minacciosa, quando in realtà stanno solo derubando dei cittadini onesti.
Non fatevi piegare dai soprusi delle banche, reagite! Se avete problemi nei vostri conti, contratti finanziari o mutui, non esitate a chiamarci: 0375-833181.