16 banche indagate per usura

16 banche indagate per aver applicato a tassi d’usura. Il tutto è scaturito da querele depositate da una imprenditrice della periferia di Pistoia, titolare di una società che detiene macchine agricole e che si occupa di movimento terra.

Le denunce, sedici in tutto, una per ogni conto aperto dalla parte offesa e quindi uno per ogni istituto, furono presentate alla magistratura nel 2011 e gli inquirenti hanno analizzato i conti nel periodo incriminato e che è quello che va dal 2006 al 2011. A raccontare i fatti La Nazione.

Una vicenda che ha sconquassato la città di Pistoia per il numero di soggetti coinvolti. Decine sono stati gli avvisi di conclusione indagine emessi dalla Procura della Repubblica che hanno raggiunto, nei primi giorni di marzo di quest’anno, i direttori generali e i direttori di filiale.

La vicenda

L’indagine, condotta dalla Guardia di Finanza, è diretta dal sostituto procuratore Fabio Di Vizio.

GLI istituti finiti sotto la lente di ingrandimento della procura pistoiese avrebbero, secondo l’accusa, praticato tassi usurai su conti correnti e anticipi così come emergerebbe dalla consulenza di parte.

Il dottor Di Vizio ha nominato il consulente tecnico della Procura, il quale avrebbe parzialmente confermato le tesi della querelante.

I dirigenti inquisiti sono tutti indagati per aver applicato un tasso usuraio ai sensi dell’articolo 644 del Codice Penale. Ai direttori di filiale finiti sotto accusa viene contestato, nella fattispecie, di avere applicato un tasso di usura, i direttori generali, nello stesso quadro, sono invece indagati per la posizione di garanzia che rivestono (articolo 40), e quindi per comportamenti omissivi.

Secondo le tesi difensive degli indagati, le banche di credito cooperativo, vengono tutte controllate attraverso la loro federazione e monitorate tramite la società di servizi denominata Iside e che controlla le modalità di applicazione del tasso nonché l’adeguamento ai criteri dettati dal ministero. E non solo, ma riaccredita automaticamente al cliente il sur-plus.

Probabilmente questo meccanismo non avrà funzionato nel caso della imprenditrice di Pistoia, o forse il computer si sarà dimenticato di accreditare il maltolto.

Restiamo in attesa di conoscere gli sviluppi.