Ipoteca sproporzionata: piaga da estirpare
Quello dell’ipoteca sproporzionata rispetto al valore del finanziamento ottenuto è un fenomeno molto diffuso nell’ultimo ventennio. Molteplici sono i casi nei quali i creditori chiedono a garanzia da parte del debitore un immobile dal valore maggiore rispetto a quello del mutuo, del prestito o del finanziamento erogato.
Il caso
Questo è ciò che è successo, ad esempio, fra la Banca Popolare di Bari e un suo cliente a cui era stata chiesta l’ipoteca di beni decisamente superiori in valore rispetto, in questo caso, ai saldi passivi del conto corrente bancario che ammontavano a 105 milioni di Lire. La garanzia era costituita da un’ipoteca giudiziale iscritta su tutti i beni aziendali, del valore di oltre 3 milioni di Euro. Decisamente un’ipoteca sproporzionata.
Se prima la situazione pareva esser tollerata dalla giurisprudenza, dallo scorso 5 aprile la musica sembra esser cambiata, proprio in riferimento a questo caso. A far scuola e dare il via ad un nuovo corso è la sentenza emanata dalla Corte di Cassazione, la n. 6533 del 05/04/2016, stabilendo che “il mancato utilizzo della normale prudenza nell’aggressione dei beni del debitore”, definito nel superamento di un terzo del valore del credito “determina una responsabilità aggravata del creditore”. Ulteriore aggravante è che il bene su cui gravi l’ipoteca sproporzionata sia un immobile: se il credito dovesse esser annullato dal giudice in quanto illegittimo, il proprietario del bene ipotecato ha anche il diritto al risarcimento.
Se quindi normalmente il pignoramento di un immobile è prassi ritenuta legale, se sorretta da una sentenza, un decreto ingiuntivo o un contratto di mutuo; la prospettiva cambia se viene revocato a fronte di un’opposizione se ritenuta illegittima. In questa evenienza, infatti, non sono il pignoramento va revocato ma al debitore che, trovandosi a subire il pignoramento, non sia in grado di saldare i propri debiti, è dovuto anche un risarcimento del danno. Questo, secondo la sentenza della Cassazione dello scorso aprile, che si è pronunciata su un caso risalente addirittura al 1997.
Il parere dell’esperta
Davanti a questa sentenza davvero innovativa, abbiamo chiesto un parere all’esperto avvocato Rosa Chiericati, che da anni si batte per la tutela dei correntisti e dei mutuatari contro l’abuso di potere perpetrato dalle banche. “Vediamo passare nel nostro studio numerosi casi di questo genere, dove i soggetti forti come le banche, troppo spesso, abusano della loro posizione in ragione anche dell’ignoranza dei debitori – chiosa Chiericati -. Sicuramente questa sentenza rende merito ai diritti di chi, oggi, chiede un prestito dovendo garantire con un immobile, ad esempio, di valore decisamente superiore alla garanzia dovuta. Un vizietto che le banche dovrebbero togliersi. Un vizietto che, anche grazie a questa sentenza, cercheremo di far togliere alle banche”.