La vicenda di Germano Zama
Germano Zama è titolare dell’omonima azienda, impegnata nella produzione di capi vestiari e di un outlet a Faenza. L’imprenditore si ritrova in cattive acque dal punto di vista finanziario e si trova incalzato dalle banche. Difficoltà che costringono la sua azienda a chiudere i battenti. Lui però no, non abbandona le armi. Germano Zama si ribella al sistema e alle banche, intentando delle cause contro di loro.
Come si evince da questo servizio dall’emittente locale Tele 1 non è solo la crisi a mettere in croce Zama, che si vede mancare in cassa i pagamenti di diversi clienti. A gettare benzina sul fuoco a quanto pare anche le banche, una in particolare, che ha preteso dopo aver chiuso le linee di credito alle aziende del gruppo, che ipoteca e vendita degli immobili andassero rimborsare solamente la banca stessa e non gli altri creditori della Germano Zama. Guardate questo video risalente al maggio del 2013 e che cita a sua volta il giornale Il Resto del Carlino.
Sviluppo delle indagini
Una vicenda che ha un repentino sviluppo delle indagini, proseguite nei confronti del commercialista del Gruppo Zama, che era però anche in rapporti lavorativi con la banca che vantava i crediti nei confronti del proprio cliente. Un sospetto conflitto d’interesse grande come una casa secondo gli inquirenti.
Una prima sentenza
Una prima sentenza arriva così dal Tribunale di Ravenna ancora tre anni fa ed è favorevole all’imprenditore come documenta sempre l’emittente televisiva romagnola nel suo telegiornale.
In questo caso anche un bambino di undici anni viene coinvolto dalla banca per riscuotere il più possibile.
Ma la vicenda non si chiude certo qui: ed è dello scorso luglio un ulteriore aggiornamento della vicenda.
La sentenza di luglio
Il giudice del Tribunale Civile di Ravenna condanna infatti il Credito Cooperativo Ravennate & Imolese a pagare all’imprenditore complessivamente 1,3 milioni di euro, per non avere permesso a Zama di poter usare 960mila euro che aveva sul conto per reinvestire nella propria attività. Oltre 300 mila euro sono i danni calcolati per la mancata possibilità di utilizzare quella cifra, ai quali vanno ad aggiungersi 19mila euro di spese legali. La banca ha però ottenuto, essendo fra i creditori della Germano Zama stessa, che la cifra stabilita dal giudice venga accantonata su un altro conto intestato all’azienda in liquidazione, presso un altro istituto di credito, in attesa della sentenza d’appello.
Gli altri fronti giudiziari
Restano infine aperti altri due fronti fra l’imprenditore e la banca. Il primo è relativo ad un’altra causa civile a cui manca il giudizio in Cassazione, dopo che le vi è stata una sentenza favorevole all’imprenditore e l’Appello alla banca, relativo ad un finanziamento di 2,5 milioni di euro richiesto da Zama alla banca nel 2012 e di cui ricevette solo 775mila euro, mentre il resto fu utilizzato a coprire precedenti debiti contratti. Il tutto ottenuto attraverso a garanzia degli immobili di proprietà dell’impresa, condizione ritenuta illegittima dagli avvocati dell’imprenditore.
C’è poi la causa penale dei confronti dei vertici dell’istituto bancario, denunciati per estorsione e usura da Zama, per la quale però non è ancora stata celebrata nemmeno l’udienza preliminare.
Il parere dell’esperta
Ancora una volta assistiamo a un caso nel quale situazione è degenerata e si è arrivati ad un concordato fallimentare per un’impresa. Come lo si può evitare?
Addirittura qui si è arrivati ad sottoscrivere un mutuo per rientrare di soldi non dovuti alle banche. Questo accade perché le leggi, che ci sono, non vengono osservate dalle banche, che addebitano ai correntisti o ai mutuatari dei debiti non dovuti”.
A rispondere ancora una volta è Rosa Chiericati, avvocato che si batte da tempo contro le ingiustizie perpetrate dalle banche e che due anni fa è riuscita ad ottenere, per la prima volta, un provvedimento che ha cambiato la giurisprudenza. Da quel momento, anche sui mutui, le aste si fermano e le banche sono condannate a restituire gli interessi.
“Le aziende non se ne accorgono hanno dei debiti apparenti in bilancio e quando lo scoprono, spesso è troppo tardi. Gli imprenditori entrano nella spirale delle segnalazioni alla centrale rischi e alla chiusura delle linee di credito. Per questo non mi stancherò mai di dire che è importante partire subito, farsi affiancare da un legale esperto in questa materia, ed evitare di arrivare in concordato“.