Condannata, la banca deve 200mila euro
200mila euro: tanto la banca deve ad un imprenditore di Pescara. Lui, intanto, ha festeggiato con doppio champagne l’inizio di questo 2016, portandosi a casa una sentenza favorevole.
Nel 2010 aveva chiuso il conto e poi si era rivolto ad un avvocato esperto in diritto bancario, noto per le sue molteplici vittorie contro le banche. A raccontare la vicenda è il quotidiano Il Centro, edizione di Pescara, del 30 dicembre 2015. Aveva così chiamato in giudizio la banca per ottenere la restituzione di tutto il denaro che l’istituto di credito gli aveva addebitato nel corso del rapporto. Denaro che però non era dovuto e che si era stimato in 130 mila euro circa.
Alla fine il risultato è stato ancora più elevato, la condanna alla banca sfiora i 200 mila euro.
Il parere dell’esperta
Ma com’è possibile tutto ciò? Chiediamo all’avv. Rosa Chiericati, nota per le sue innovative vittorie contro le banche in vari tribunali italiani. “E’ molto semplice”, ci risponde l’avvocato, la quale aggiunge: “In tutti i conti correnti affidati iniziati prima del 2000 la capitalizzazione trimestrale degli interessi è nulla. Le commissioni di massimo scoperto sono nulle e quasi sempre anche i contratti sono nulli per mancanza di qualche presupposto essenziale”.
Questo significa che entro 10 anni dalla chiusura del conto e, ancora meglio se il conto è ancora aperto, si ha diritto a richiedere la restituzione di quanto pagato, oppure la rideterminazione del saldo, con la depurazione di tutti gli addebiti nulli.
“Non importa nemmeno non aver contestato gli estratti conto”, ci spiega l’avv. Chiericati. Gli estratti conto non contestati certificano solo le annotazioni in essi contenute, non avvalorano mai addebiti nulli.