Il Salvataggio delle banche venete
Il Governo ha ormai deciso. Il salvataggio delle banche venete tramite l’aiuto dello Stato è diventato realtà. Sono stati versati 4,7 miliardi di euro, con una previsione e garanzia futura di altri 12. Un’eccezione, quella attuata dall’Ue, per favorire una maggiore ripresa del governo italiano. Per molti la decisione è stata favorevole, ma non tutti non sono rimasti contenti di come è stata gestita questa ricapitalizzazione. Uno dei nodi più spinosi riguardava le alternative possibili da attuare, al posto dell’aiuto pubblico. Ma, secondo Padoan, Ministro dell’Economia, le altre soluzioni avrebbero generato troppo malcontento, causando inoltre un danno economico enorme.
Le alternative
Quali erano le altre possibili soluzioni per risolvere l’inghippo delle banche venete? Sostanzialmente, si possono riassumere in tre scenari. Il primo, piuttosto drastico, richiedeva la risoluzione della crisi senza alcun aiuto esterno, generando un probabile fallimento delle due banche. Questa soluzione era la meno consigliata, perché far crollare le due banche avrebbe aumentato lo status di crisi generale italiana. Tutti i correntisti e obbligazionisti si sarebbero trovati senza soldi e chi aveva dei prestiti in corso con la banca avrebbe dovuto restituirli immediatamente, generando una reazione a catena che avrebbe portato una perdita di molti posti di lavoro.
Le altre due alternative erano quelle più intermedie e implicavano un aiuto esterno. La prima, che poi è stata quella adottata, era appunto utilizzare i fondi statali per sanare tutti i crediti deteriorati e debiti presenti, per far uscire le banche dallo status di crisi. La seconda, invece, implicava il tanto parlato bail-in, ovvero un intervento dei maggiori azionisti e risparmiatori della banca. Coinvolgimento, quindi, di azionisti e detentori di conti correnti con deposito superiore a 100.000 euro per sanare i debiti. Secondo Padoan la soluzione adottata dal governo era l’unica percorribile. Bisognava tutelare sia la situazione economica del Paese che quella dei risparmiatori, nessuno escluso. Ovviamente i clienti di Veneto Banca e Popolare Vicenza sono felici che non si sia arrivati al bail-in, ma tante altre persone la pensano diversamente.
Il malcontento generato da questa decisione
Le reazioni negative alla manovra del Governo si sono fatte subito sentire. In primis c’è l’opinione generale che il bail-in non era un’opzione così negativa. Perché le persone che hanno comprato e investito su Veneto Banca e BpVi hanno sostanzialmente “scommesso” su questi istituti. In caso di crisi solo loro dovrebbero pagarne le conseguenze. Invece così viene intaccato il fondo pubblico dell’intero Paese. Inoltre in Europa l’eccezione concessa dall’Ue viene vista malamente. Questo perché, ultimamente, si sta procedendo a un’unificazione dell’economia europea, per agevolare tutti i membri che fanno parte dell’Ue. I primi passi sono stati compiuti con la creazione di un ordine di Vigilanza europeo e il secondo step sarebbe quello di creare una banca comune, chiamata “Unione Bancaria”. Introdurre anche l’Italia in questo ente, però, farebbe godere di maggiori vantaggi il nostro Paese, a discapito di chi ha una forte economia. In pratica, gli altri membri non vogliono poi essere costretti a pagare i debiti dell’Italia.
Però, ha precisato Padoan, utilizzare il bail-in avrebbe provocato troppi danni collaterali. Oltre alle ripercussioni puramente economiche, ci sono da considerare anche quelle sociali. Infatti, molte persone sarebbero state sfiduciare nell’investire presso le banche, qualora si fosse verificato questo scenario. Ricordiamo che nel 2015 Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Carife affrontarono un parziale bail-in. Questo generò una montagna di proteste per mesi e mesi, con dirette conseguenze sull’economia generale. Il Ministro dell’economia non voleva arrivare a uno scenario simile. Per cui si è optato per il salvataggio tramite fondi dello Stato.
Una svolta per il futuro
Si apre uno scenario pieno di elementi positivi per le banche venete. Non tutti saranno d’accordo sulle modalità utilizzate per la ricapitalizzazione, però è certo che ora i risparmiatori della banca possono tirare un sospiro di sollievo.
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