Derivati Unicredit: ora la banca dovrà risarcire

Grande soddisfazione per la curatela Divania che si è vista risarcire ben 12 milioni di euro per contratti derivati di Unicredit.

UNICREDIT

A Bari il giudice monocratico del tribunale civile Valentino Lenoci ha condannato la banca Unicredit spa al pagamento di 12 milioni 681mila 776 euro in favore della curatela del fallimento Divania, la società barese produttrice di divani dichiarata fallita nel 2011.

La somma corrisponde alle perdite dovute agli investimenti in derivati

La sentenza

La sentenza riconosce “le gravi violazioni poste in essere” dall’istituto di credito “nella gestione dell’operatività in strumenti finanziari derivati” sottoscritti dal titolare dell’azienda, l’imprenditore barese Francesco Saverio Parisi, fra il 2000 e il 2005. Secondo il tribunale le operazioni in derivati “non erano assolutamente coerenti con il profilo di rischio della società Divania” e, anzi, “assolutamente inappropriate”.

Il giudice ritiene che Parisi abbia effettuato “investimenti in maniera inconsapevole, senza conoscere adeguatamente natura e tipologia degli strumenti finanziari sottoscritti”. I 188 contratti derivati sottoscritti fra il 2000 e il 2005 “non avevano una funzione protettiva dal rischio – si legge ancora nella sentenza – ma presentavano una forte componente speculativa, della quale Unicredit non aveva fornito alcuna informazione a Divania”.

L’80 per cento di quei contratti costituiva una ristrutturazione di precedenti operazioni “con la specifica finalità di compensare le perdite e trasferirle nei nuovi contratti”. Il giudice rileva inoltre che “lo statuto di Divania non contemplava la possibilità di effettuare simili operazioni – anzi, inibiva ogni attività non necessaria per la fabbricazione e commercializzazione di poltrone e divani”, rimarcando fra l’altro la “mancanza, in capo a Divania e a Parisi, dei fondamentali requisiti di competenza ed esperienza in materia”: una circostanza della quale Unicredit, secondo il tribunale, era a conoscenza.

Nel procedimento, avviato nel 2009, Divania chiedeva più di 80 milioni di euro come risarcimento danni anche per la “mancata redditività dovuta alla distrazione delle risorse finanziarie”.

Doverose considerazioni

E noi ci domandiamo anche quali siano state le cause del dissesto di questa società e se esse siano collegate a tali sconsiderate operazioni, di natura esclusivamente speculativa e a solo vantaggio di Unicredit. E’ davvero comico che Unicredit faccia sapere di “non condividere la sentenza” e che “si riserva di proporre appello”.

Ma drammatico è sentire che Unicredit “ribadisce ancora una volta che le vere ragioni del default di Divania sono contenute nella sentenza dichiarativa del suo fallimento del giugno 2011, confermate anche dalla Corte d’appello di Bari, che nella sostanza escludono che la contestata operatività in derivati abbia potuto rappresentare anche solo una concausa del dissesto di Divania”. “Questa sentenza – conclude la banca – peraltro ridimensiona fortemente l’entità delle pretese risarcitorie azionate contro Unicredit, che ne ha sempre contestato la fondatezza”.

Si dubita fortemente che la mancanza di 80 milioni di euro, o anche solo di 12, non possano aver rappresentato una chiara concausa del dissesto fallimentare.

Come difendersi?

Fondamentale, in questi casi, affidarsi il prima possibile a chi è competente in tema di tutela legale delle vittime di questo sistema. Solo chi ha questa esperienza è in grado di valutare la vostra situazione e seguirvi con competenza e professionalità.